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martes, 5 de noviembre de 2013

Un giorno speciale - Francesca Comencini (2012)


TITULO ORIGINAL Un giorno speciale
AÑO 2012
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS Portugués e inglés (Separados)
DURACION 89 min.
DIRECCION Francesca Comencini
ARGUMENTO Novela "Il cielo con un dito" de Claudio Bigagli
GUION Giulia  Calenda, Francesca  Comencini, Davide  Lantieri (colaboración)
FOTOGRAFIA Luca Bigazzi
MONTAJE Massimo  Fiocchi, Chiara  Vullo
VESTUARIO Ursula  Patzak
SONIDO Alessandro  Zanon,  Alessandro  Palmerini 
REPARTO Filippo Scicchitano, Giulia Valentini, Roberto Infascelli, Eleonora Albrecht
PRODUCTORA Palomar
GENERO Drama

SINOPSIS Gina y Marco viven en los suburbios de Roma. Ambos se conocen en un día muy especial: su primer día de trabajo. Un futuro prometedor les espera y parece al alcance de la mano. Gina está a punto de cumplir su sueño de convertirse en actriz, mientras que Marco encuentra por primera vez una oportunidad que le permite empezar a soñar: un trabajo en una compañía de alquiler de coches como conductor. Se conocen cuando el primer encargo de Marco es llevar a Gina a una cita, y, debido a un retraso, deben pasar el día entero juntos. Durante este día, pasarán de la periferia al centro de la ciudad y les servirá para comparar sus experiencias y pensar en un futuro que ya ha comenzado... (FILMAFFINITY)

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Subtítulos (Portugués)
Subtítulos (Inglés)


Trama 
Gina sta per incontrare un uomo politico che dovrebbe aiutarla a entrare nel mondo dello spettacolo. Marco è al suo primo giorno di lavoro come autista, ed è lui che la accompagnerà. A causa dei continui rinvii dell'appuntamento, Gina e Marco - tanto diversi ma con una gran voglia di farcela a tutti i costi - si troveranno a trascorrere insieme un 'giorno speciale'...

Critica 
"La prima parte funziona perché è l'Italia trash che le corrisponde, poi il folk romano prende la mano fino al domani è un altro giorno, ma la tara amorale del paese è espressa con sdegno. Se la Valentini è credibile, Filippo Schiccitano ('Scialla!') è una sorpresa e una rivelazione." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 25 ottobre 2012)

"Due giovanissimi e una Mercedes. Lui è al primo giorno come autista. Lei deve andare in centro per un provino. Non si conoscono ma vengono entrambi dalla periferia, sono carini, entusiasti e inevitabilmente ingenui. Per loro dovrebbe essere 'Un giorno speciale', come promette il titolo. Invece sarà una specie di viaggio horror, non proprio imprevedibile, fra tutto ciò che la vita (il paese) ha in serbo per loro. Perché alla ragazza il «provino» deve farlo un onorevole, e non sono le sue doti artistiche a interessarlo; il centro di Roma, con le sue meraviglie e le sue vetrine blindate, è una metafora vivente della loro esclusione; e anche i sogni d'amore e riscatto di quei due poveri ma belli fuori tempo massimo avranno vita breve. Una volta un soggetto simile avrebbe generato uno sketch pieno di trovate in un film a episodi. Oggi reggerebbe se tutto suonasse spontaneo, rubato, sorprendente. Mentre qui, malgrado la loro freschezza, sui due protagonisti pesano tutti i calcoli e i tiranti del film a tesi. Che mira al racconto popolare ma rischia il populismo, e rende quei due non-attori così veri semplicemente veraci. Strano scivolone per una regista capace di ben altro che forse per cercare un pubblico diverso finisce per parlare una lingua che non è la sua." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 4 ottobre 2012)

"Non è vistoso e neanche riconosciuto come meriterebbe ma il tocco di Francesca Comencini c'è ed è un po' speciale. L'attitudine della documentarista, anche quando si cimenta con le storie, si esprime in uno sguardo minuziosamente attento alle umanità raccontate e attento a ottenere un risultato - la semplicità - che a dispetto di quanto si può credere è difficile da ottenere. Così nel girotondo di vicende intrecciate di 'A casa nostra' (2006), così in 'Lo spazio bianco' (2009) dal romanzo di Valeria Parrella dove Margherita Buy è una mamma che si imprigiona volontariamente nel tempo sospeso dell'attesa che si sciolga il dubbio sulla sopravvivenza della sua bambina. E così ora in 'Un giorno speciale' (dal romano 'Il cielo con un dito' di Claudio Bigagli). Le imperfezioni non mancano quasi mai, ma anche se Francesca Comencini è cineasta né approssimativa né insensibile alla cura del linguaggio è la compassione il tratto distintivo del suo scegliere e plasmare storie e personaggi. (...) La regista, sostenuta da un produttore che crede in lei (Palomar di Carlo Degli Esposti, il marchio di 'Montalbano'), ha fatto la cosa giusta." (Paolo D'Agostini, 'Il Repubblica', 4 ottobre 2012)

"Talvolta prevedibile, il film è tuttavia una lettera d'amore ai giovani perché riprendano in mano la propria vita e si riapproprino del concetto di libertà e di bellezza." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 4 ottobre 2012) 

"Una quasi canzonetta agrodolce, uno standard swing arrangiato con qualche dolcezza melodica di troppo, come fa Woody Allen al clarinetto, questo Spring Spring Spring da Manhattan Transfert, dal romanzo di Claudio Bigagli 'll cielo con un dito'. Non ci fossero le luci di Luca Bigazzi, che riprende la tangenziale romana come fosse una freeway di Los Angeles, e il centro storico come se avesse per assistenti Bernini e Borromini, e quell'umorismo della disperazione che è risorsa atavica nazionale e annulla ogni pericolo populista, l'operina è fortunatamente troppo «trasandata» e improvvisata per ascendere alle vette del «cinema d'autore». 'Un giorno speciale' tratta poi tristi argomenti consunti, si respirano perfino gli incipriati tanfi del berlusconismo e ci si intossica di disoccupazione giovanile, ragazzi senza avvenire, preti che chissà che hanno fatto nel passato, mamme che chissà cosa farebbero fare alle loro figlie pur di vederle ricche e felici. E donne di servizio generose e previdenti, cani, pecore, serpenti e gabbiani per soprammobili, e un azzeccato flash sulla «commessa romana tipica» che, inspiegabilmente, ancora non è diventata obiettivo sadico di un horror splatter spaghetti. (...) Allora: 'Un giorno speciale' è operina sottodimensionata per il grande balzo in avanti? No. Abbandonato lo schema «due camere e cucina» il cinema italiano risparmia, certo, si chiude in cantina o torna all'aria aperta, tra i paesaggi con rovine di una battaglia etico-emozionale perduta. Ma si ha la sensazione che la guerra sia ancora tutta da combattere." (Roberto Silvestri, 'Il Manifesto', 4 ottobre 2012)

"Prima ora godibile per merito dei due bravi protagonisti (Scicchitano e la 'deb' Valentini che dice 'borzetta' e 'diverzi'). Tutto sciupato da un banale finale." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 4 ottobre 2012)

"'Un giorno speciale' è un viaggio metropolitano su due destini apparentemente insignificanti. Ma come in un ologramma, vi si vede il Paese. Dire che sembra una fiction è un errore teorico madornale: è un piccolo film, ma non tutti i film debbono essere 'Harry Potter' o 'Star Wars'. Se lo fossero, cambieremmo mestiere." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 5 ottobre 2012)

Note 
- UN FILM RICONOSCIUTO DI INTERESSE CULTURALE DAL MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI - DIREZIONE GENERALE CINEMA.
- IN CONCORSO ALLA 69. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2012).
- NASTRO D'ARGENTO 2013 A LUCA BIGAZZI PER LA MIGLIOR FOTOGRAFIA (PREMIATO ANCHE PER "L'INTERVALLO" DI LEONARDO DI COSTANZO E "LA GRANDE BELLEZZA DI PAOLO SORRENTINO).
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Forse il miglior giudizio l'ha dato il pubblico degli addetti ai lavori presente alla proiezione per la stampa veneziana (alla quale si era 'infiltrato' anche il sottoscritto): non un applauso, non un fischio, ma solo un silenzio totale, glaciale, imbarazzante. Indifferenza assoluta per un film di una banalità sconcertante, dal taglio della peggior fiction televisiva, e sul quale l'unica riflessione che mi sento di fare è: come è possibile selezionare per il Concorso principale un titolo del genere? E soprattutto: perchè alle famigerate sorelle Comencini (l'anno scorso Cristina, quest'anno Francesca) un posto al Lido lo si trova sempre?
Sia chiaro, a me di questa mediocre coppia di registe non me ne frega una beata cippa. Possono continuare a girare tutti i film che vogliono, se glieli lasciano fare. Però non sopporto il fatto che schifezze come questa , oltre a rappresentare indegnamente l'Italia nei concorsi internazionali, venga dato un risalto mediatico spropositato a scapito di titoli ben più interessanti ma relegati in sezioni minori solo in virtù della scarsa notorietà dei loro registi. Chi era al Lido quest'anno non potrà non convenire che film come L'intervallo di Leonardo di Costanzo o Bellas Mariposas di Salvatore Mereu, e perfino l'onesto Acciaio di Stefano Mordini erano comunque infinitamente più interessanti di Un giorno speciale. Magari non da Leone d'Oro ma certamente più meritevoli di stare in concorso.
Ma perchè Un giorno speciale è così brutto? Semplice: perchè è un film stanco e già visto, insopportabilmente qualunquista e ruffiano, girato in fretta e furia per sfruttare il momento e che non ci dice assolutamente niente di nuovo. E' la storia due ragazzi giovanissimi, tanto teneri e tanto belli (specialmente lei) che vogliono trovare un lavoro. Sono innocenti, idealisti, illusi, e la loro storia sembra quella di Cenerentola: peccato soltanto che Lei, malgrado i rimorsi di coscienza iniziali degni di Santa Maria Goretti, alla fine non ci pensi nemmeno lontanamente a rinunciare ad andare a trovare il Politico di turno che potrebbe garantirgli un posto da velina (e ci va vestita esattamente come uno si aspetta che ci vada... non dico altro), mentre Lui non si fa scrupoli ad ammettere che quell'agognato posto da autista lo deve a un prete tanto amico della mamma...
Insomma, l'Italia di oggi. Giovani, carini e raccomandati. Con tanto di pistolotto morale e il solito, ovvio, stucchevole affondo verso la classe politica che ci governa. Facile, cara Comencini, fare un film così in questo periodo! Per non farti mancare nulla ci hai infilato perfino il viscido Onorevole che, dopo una lunga giornata di lavoro, non aspetta altro che farsi fare una fellatio dalla giovane aspirante attricetta... che trovata originale, dopo tutto il martellamento del bunga-bunga! In questo modo l'applauso è assicurato e la partecipazione al Lido anche! Del resto il tuo film è proprio come l'italiano medio (quello mirabilmente rappresentato da Garrone in Reality): piatto, scontato, facile, incapace di pestare i piedi a qualcuno pur volendo fare esattamente l'opposto. 


La più socialmente engagée delle sorelle Comencini, Francesca, mirava alla realizzazione di un film piccolo, veloce e fresco. 
Attraverso il racconto dell’incontro casuale ma progressivamente intenso tra due giovani, pieni di legittime ambizioni ma schiacciati entrambi da una società che (li) costringe a opportunismi e compromessi, Un giorno speciale voleva partire dall’intimità e arrivare a gettare lo sguardo nel baratro morale in cui, indubbiamente, il nostro paese è piombato. Se le intenzioni erano buone, sono purtroppo irrimediabilmente penalizzate da una declinazione che tradisce lo sguardo paternalistico ed elitario che contraddistingue, purtroppo, molti autori del cinema di casa nostra. 
Gina e Marco, lei aspirante attricetta fomentata dalla mamma, lui autista al primo giorno di un lavoro ottenuto grazie alla mamma che con fatica si è ingraziata i favori di un prete, viaggiano verso l’incontro con un politico che dovrebbe favorire la carriera della ragazza; si muovono inevitabilmente dalle loro periferie fin dentro un centro di Roma che è anche il suo cuore nero e salottiero. Ma la Comencini, della quale non mettiamo in dubbio buona fede e candore del cuore, di salotti forse ne ha visti troppi. 
Superfluo, di fronte ad un film come Un giorno speciale, mettersi a disquisire del piano tecnico realizzativo. 
Certo, il film è ben girato, grazie anche al supporto del direttore della fotografia Bigazzi. E certo, alterna ad alcuni passaggi di sceneggiatura e dialogo decisamente mediocri altri in cui si coglie, almeno in parte, la frizzantezza e l’energia che una storia del genere poteva autoalimentare. 
Ma a colpire sono altri fattori, che trascendono le capacità più direttamente cinematografiche della regista e degli altri realizzatori. 
Il viaggio di Gina e Marco, infatti, tradisce infatti l’esotismo che, agli occhi della Comencini, deve avere la vita dei giovani di periferia; di quelli che un tempo avremmo chiamato proletari. E l’attraversamento di campagne e palazzoni, centri commerciali e piste da bowling sembra allora un safari ad uso e consumo di un pubblico che quelle realtà non le conosce e, probabilmente, le sdegna con preoccupazione. 
Non vanno poi meglio le cose quando si raccontano i due ragazzi alle prese con il mondo a loro alieno del centro snob e alto borghese: perché scene come quella in cui il povero Marco è fantozzianamente alle prese con un astice che non sa come mangiare sono pericolosamente in odore di un classismo perlomeno fastidioso. 
Ma più dell’incapacità di Un giorno speciale di raccontare i suoi protagonisti senza guardarli dall’alto in basso, è la pretesa della Comencini - ovvia dalla costruzione del film - di farci empatizzare con il loro supposto dramma, a lasciare interedetti. Perché pretendere di farsi commuovere dalla storia di una ragazza che, malvolentieri ma comunque di sua sponte, si reca a prestare favori sessuali a chi la può raccomandare è francamente eccessivo. È figlio di una mentalità che, per ansia di correttezza politica, ignoranza delle cose e volontà di stigmatizzare un sistema indubbiamente canceroso, assegna indiscriminatamente lo status di vittima a chi, ovviamente, ritiene antropologicamente inferiore. 
Non basta l’epifania di Marco, che abbandona rabbiosamente un lavoro ottenuto senza merito: Un giorno speciale rimane una denuncia all’acqua di rose di un cinema e una classe sociale che pensa così di lavarsi la coscienza; fino al prossimo giro. 
Federico Gironi 
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Più che l'esordio nella commedia sembra il film di un esordiente. 
Accolto quasi con indifferenza sia dalla critica che dal pubblico, sarebbe troppo facile attribuirne la ragione alla stanchezza di fine festival o a questo improvviso ritorno di canicola. 
Il titolo del romanzo di Claudio Bigagli "Il cielo con un dito", da cui la Comencini ha tratto la sceneggiatura, suggerisce un utile accostamento. "Un giorno speciale" è un film dei tanti, un "Tre metri sopra il cielo" impegnato, che non vuol dire migliore. 
Nel suo dichiarato intento di rivolgersi ai giovani, la regista affida la riuscita del film alle prove dei due protagonisti, entrambi ventenni: Filippo Scicchitano (l'anno scorso a Venezia con "Scialla!") nei panni del (potenziale) principe azzurro al volante dell'auto blu e l'esordiente Giulia Valentiini, l'aspirante attrice spinta dal sogno della madre-matrigna nei favori dell'onorevole Balestra.
Documentarista di lungo corso, da sempre attenta (con esiti talvolta discutibili) ai cambiamenti sociali nel nostro paese, in particolar modo rispetto ai diritti dei lavoratori e delle donne, la Comencini stavolta riunisce in un colpo solo potere politico e prim'ancora maschile, e abuso di entrambi a danno dei giovani e soprattutto delle giovani italiane. Ma l'argomento è trattato con leggerezza e per quasi tutta la sua durata si rivela un susseguirsi di banalità, che annientano anche il contrasto con l'epilogo. Eppure alcune idee sono buone: il sogno che la madre - a risarcimento delle sue personali frustrazioni - trasferisce sulla figlia; la responsabilità attiva di madre e figlia nel gioco di potere di cui si sentono vittime. Ma entrambe le idee sono appena abbozzate, si preferisce insistere con la storia d'amore, annessi e connessi, con tanto di scarpetta finale. Se questo è considerato un film per i giovani - e non è neanche tra i peggiori in giro - allora credo ci sia una diffusa e generale sottovalutazione dei giovani.
"Un giorno speciale" in fondo è un film ben girato (girato come si deve), apprezzabile il montaggio, la musica di Handel che accompagna il ritorno a casa dei due ragazzi. Suggestive certe immagini sullo sfondo, a cominciare dalla scena di apertura, di una Roma che lentamente si stringe, dalle anonime periferie allo sfarzo dei palazzi del potere.
Ma nella sostanza resta un film povero, che non rischia nulla, misurato sull'abitudine ormai consolidata a queste fiction travestite. E resta l'impressione che questo non sia affatto un film per i giovani, ma un film sui giovani: concepito e realizzato da chi è corresponsabile dei loro modelli culturali e della loro vulnerabilità, non soltanto ai tranelli della vita, ma anche a quelli del cinema.
Lorenzo Taddei
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Tratto dal romanzo Il cielo con un dito di Claudio Bigagli, attore dedicatosi anche alla scrittura, e sceneggiato dalla regista con Giulia Calenda, Un giorno speciale è un film destinato a far discutere, tanto più per il fatto di essere stato presentato in Concorso alla 69° Mostra di Venezia.
Francesca Comencini ha già firmato numerose opere di finzione e documentarie dedicate al nostro paese e al mondo del lavoro e deve aver pensato che questo soggetto le poteva permettere di raccontare la vita di due ragazzi sullo sfondo di un paese in grave crisi economica e morale.
Per poter reggere praticamente da soli un intero film, i due personaggi interpretati da Filippo Scicchitano (già visto in Scialla!) e dall’esordiente Giulia Valentini avrebbero dovuto essere davvero indimenticabili. Invece, purtroppo, la nostra cronaca recente è piena di ragazze che cercano la protezione di un onorevole per sfondare nel mondo dello spettacolo e di ragazzi che trovano un lavoro (l’autista) grazie alla segnalazione di un prete. E non si può dire che scrittori e registi abbiano sinora ignorato questi fenomeni.
Inoltre, il viaggio della coppia dalle periferie al centro della capitale non riesce mai a sorprendere: quasi tutti gli episodi che si susseguono nel film sono prevedibili e vengono abbandonati prima di risolversi completamente (Marco si sarà fatto tatuare oppure no? Come sarà riuscita Gina a lasciare indenne il negozio d’abbigliamento?) e anche degli interpreti ancora più talentuosi o simpatici dei due giovani attori avrebbero faticato a risultare irresistibili.
Pare che il film sia stato girato e montato in pochissime settimane ma questo non può riguardare gli spettatori, che, messi di fronte a un’opera che sembra essere stata scritta e realizzata in modo deliberatamente approssimativo e sconclusionato, cercano di capire quale sia il senso profondo della pellicola.
Forse l’autrice intende esprimere il fatto che i giovani di oggi possono solo essere raccontati con un misto di affetto e di amarezza, che sono vittime di genitori che impongono loro i propri sogni (come la madre della protagonista) e li costringono a umiliarsi pur di ottenere qualcosa che a loro non è stato concesso? Che un giorno “speciale” è in realtà un giorno qualunque in un paese di precari (in cerca di raccomandazione) e di corrotti (approfittatori)?
La leggerezza (per non dire la vacuità) di molti dei passaggi della giornata che i due protagonisti trascorrono insieme è stata forse accentuata allo scopo di rendere più duro, per contrappunto, il finale in cui la protervia dell’onorevole ristabilisce le regole del potere da cui i ragazzi erano sfuggiti solo per qualche ora?
Il film sconta anche il confronto con un’altra opera, riuscitissima nella sua semplicità, che racconta la giornata trascorsa forzatamente insieme da due giovanissimi. Si tratta de L’intervallo di Leonardo Di Costanzo, presentato a Venezia nella sezione “Orizzonti” ma che non avrebbe sfigurato nel Concorso principale: gli anni di lavoro sulla sceneggiatura e di laboratorio con i ragazzi dei quartieri spagnoli tra cui sono stati selezionati i due interpreti (uno dei quali compare curiosamente anche nel cast di Un giorno speciale), la scelta di una location originale e la realizzazione accurata  sono tutti elementi di cui nell’ultima opera di Francesca Comencini si sente la mancanza.
Claudio Panella
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Il giorno della Comencini
"Delle ragazze che si prostituiscono non possono parlare solo stampa e tg", dice Francesca. In Concorso a Venezia

“Nel finale ho una scatto d’ira, d’orgoglio, di rabbia, ma non sono un personaggio positivo”, dice Filippo Scicchitano, alla seconda prova sul grande schermo dopo il successo di Scialla! e il Premio Rivelazione della Fondazione Ente dello Spettacolo. “Gina insegue un sogno, in parte lo raggiunge, ma non è il suo sogno, bensì quello della madre. E’ una bambina, e non riesco a immaginare il suo futuro. Come il mio, del resto”, ribadisce l’esordiente Giulia Valentini. 
Sono i protagonisti di Un giorno speciale di Francesca Comencini, terzo e ultimo italiano a passare in Concorso a Venezia 69., applaudito in conferenza stampa. Produzione Palomar e distribuzione Lucky Red, dal 4 ottobre in sala. E sono due giovanissimi, che si incontrano in una periferia stralunata e romana (Porta di Nona): lei ha un appuntamento con un politico che potrebbe raccomandarla per entrare nel mondo dello spettacolo, Marco è l’autista che deva accompagnarla. Dopo una lunga attesa, passata tra bowling, ristoranti, parchi e Fori, Gina arriverà dal politico. “All’inizio Gina è più forte, conduce il gioco e Marco la segue, ma quando sis contrano con il mondo adulto da ragazzo e ragazza si trasformano in uomo e donna. Gina cede, Marco ha uno scatto”, dice la Comencini, che definisce Un giorno speciale “una commedia che passa dalla leggerezza all’estrema crudezza”. 
“E’ un film – aggiunge Giulia Calenda, che ha adattato con la regista il romanzo Il cielo con un dito di Claudio Bigagli - su dei ragazzi normali, non emblemi. L’incontro col politico dura 5 minuti, ma poi la vita ti si spalanca…”, mentre Carlo Degli Esposti di Palomar si concentra sull’aspetto produttivo e ideologico: “Volevamo fare un piccolo film, una piccola favola con un grande rapporto con quel che abbiamo fuori, e contro al rimozione di un passato recente. E non ho chiesto alcun finanziamento per non falsare il bel rapporto tra produttore e regista, dato che la radioattività del nostro ieri è ancora una nube su di noi”. 6 settimane di riprese, 600mila euro di budget, “girato in sequenza e dentro la realtà vera”, Degli Esposti si augura che Un giorno speciale possa essere “un esperimento per il nostro cinema e la nostra tv”. 
Se Scicchitano fa un “personaggio non simile a quel che sono come accadeva in Scialla!, ma qui ho sposato l’ideologia e il cinema di Francesca”, la sua regista focalizza il rapporto con la bellezza: “Non è gratuito, basti pensare alla madre che conduce la bella Gina a credere che la bellezza è un valore non solo estetico, ma una merce”.  Non solo, “la ricerca ossessiva della bellezza non fa che perderla: la madre la trucca, la pettina, e Gina si abbruttisce”, e la fotografia di Luca Bigazzi fa sì che “l’aspetto visivo sia anche morale e narrativo”. 
Ma qual è stato il punto di partenza? “La scintilla della cronaca italiana, desunta dal libro di Bigagli. Ovvero, le giovani ragazze coinvolte in storie di prostituzione. Cercavo un modo di raccontarle con il cinema, non possono esserci solo tg e giornali. E non sono racconti lontani, ci riguardavano e ci riguardano”, precisa la Comencini. Che ha cercato i due interpreti - prima di vedere Scialla! - nelle periferie romane con e-mail e volantini: “Hanno risposto in miglia”, tra cui Giulia Valentini: “Senza darle niente in cambio, Francesca mi ha dato questa opportunità”. Non è sempre, non è quasi mai così: “Cercavo lavori da barista, donna delle pulizie su Internet, ma mi chiamavano solo uomini che mi promettevano di farmi diventare attrice, modella. E mi chiedevano sempre le stesse cose: foto, taglia, altezza, per posare nuda, fare film porno. Nessuno mi dava i lavori che chiedevo”. 
Dunque, Un giorno speciale che cosa può dire e dare ai giovani? “Li sprona a non abbassare la testa, a non mollare e scendere a compromessi. Ma - si chiede Scicchitano - quanta disoccupazione, quanta crisi c’è? Le istituzioni devono muoversi e fare qualcosa”.
Federico Pontiggia

2 comentarios:

  1. Hola, gracias por la aportación, pero no consigo abrir los enlaces, lo haga como lo haga me dice: Not Found. Gracias de todos modos.

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  2. Gracias Amarcord, estas hermanas Comencini a veces demuestran tener algo de los grandes talentos del padre

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