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viernes, 9 de agosto de 2013

Zero Zero - Marco Pavone (2011)


TITULO ORIGINAL Zero Zero
AÑO 2011
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS No
DURACION 71 min.
DIRECCION Marco Pavone
GUION Marco Pavone
PRODUCCION Marco Pavone, Nancy Medaglia
FOTOGRAFIA James
MONTAJE Marco Pavone
MUSICA Luna
ESCENOGRAFIA James
DOBLADORES ITALIANOS
Alex Polidori: Yuri
Massimiliano Alto: Cappellaccio / Yuri da adulto
Domitilla D'Amico: La mamma
Mino Caprio: Il papà
Sonia Scotti: La nonna
Stefano Oppedisano: Il maestro #1
Enzo Avolio: Il maestro #2
Guido Di Naccio: Il soldato
GENERO Animación / Fantasía

SINOPSIS URSS, anni '40. In una scuola elementare il maestro chiede ai bambini cosa vogliono fare da grandi, tutti danno una risposta concreta: chi il poliziotto, chi la mamma, chi il politico... tranne uno, che viene sgridato per i suoi vaneggiamenti. Subito dopo ci troviamo in palestra e lo stesso bambino viene ripreso dall'insegnante perché non indossa la tuta: "La mamma ha detto che mi faccio male con le parallele", dice a sua difesa. Ancora dopo ecco lo stesso bambino fuori dalla presidenza, mentre la madre viene informata dal preside del suo cattivo andamento. (FilmScoop)

Enlaces de descarga (Cortados con HJ Split)

Un'accurata favola dark, tra classico e sperimentale
   
Yuri ha paura di tutto. Dei maestri a scuola, dei genitori, della nonna e del buio della notte. L'unico a dargli fiducia è il pupazzo Cappellaccio, un Grillo Parlante di pezza con la vocazione del missionario e l'audacia dell'eroe. Rintontito dalle eccessive sgridate della madre-padrona e dagli attacchi di panico del padre balbuziente, trascorre una giornata litigiosa in casa della nonna fintamente malata. Di ritorno verso casa, percorrendo una stradina sconnessa, la famiglia ha un incidente in macchina. Yuri, il solo a rimanere indenne, per salvare mamma e papà, dovrà correre a chiamare aiuto, attraversando una selva abitata da spettrali presenze e dal leggendario Fantasma del Bosco, un orco misterioso dagli occhi lucenti e dalle braccia mostruose.
Tutti i racconti di formazione hanno alla base la stessa premessa: chi ha ancora in embrione la (in)certezza della maturità vuole superare le proprie paure infantili per diventare più libero e forte, trovando un modo personale per confrontarsi con le difficoltà della vita. In Zero Zero gli ostacoli da superare sono quelli di un dolce bambino, 'incompreso' solitario che cerca la luna, osserva stelle e spazi aperti, ma non oltrepassa l'uscio della cameretta. Protetto dall'affetto di Cappellaccio, amico immaginario che dispensa buoni insegnamenti e lungimiranti precetti, Yuri astrae il suo inconscio spaventato e lo sublima in fantasie ricorrenti, concentrando tutte le varianti del terrore nella figura del Fantasma del Bosco. La sua evoluzione esistenziale rielabora così i passaggi di una favola a lieto fine, rendendoli cupi e mai totalmente innocenti. 
Il tratto nero dei disegni è semplice, non si contorce in virtuosismi fascinosi ma si svuota del superfluo; anche la scelta di usare, di sequenza in sequenza, il bicromatismo, emulando le ombre del bianco e nero e riempiendole di una sfumatura nuova, unico guizzo di colore in una scenografia rarefatta e smunta da barocchismi, risponde ad un'esigenza più generale di minimalismo estetico. Marco Pavone, forte dell'esperienza passata (come autore di videoclip musicali e fumettista per la Disney), ha il pregio di coniugare con accuratezza classicismo e innovazione: il disegno a mano segue l'impostazione europea, predilige la sottrazione all'aggiunta, mentre la tecnica di animazione sfrutta la computer graphic tridimensionale, una delle tecnologie più moderne del cinema fantastico. La musica di Tchaikovsky, riarrangiata elettronicamente, avvolge infine la parte più avventurosa della storia (quella all'interno della boscaglia) di un manto serioso, smorzato solo dalla galleria di espressioni del giovane protagonista, un adorabile portatore sano di piccole nevrosi universali.
Nicoletta Dose 

Arriva anche dall'Italia un esempio di favola dark, per la regia di Marco Pavone. 

Il film Zero Zero parla di Yuri, un ragazzino così pauroso da temere tutti: gli adulti, i compagni di scuola, il buio di casa sua. Unico confidente -e maestro- è il suo pupazzo di pezza Cappellaccio. 
La storia si svolge dopo un incidente in macchina dove Yuri è l'unico a venirne fuori illeso e perciò dovrà chiamare aiuto. Per farlo dovrà attraversare un bosco spettrale, pieno di pericoli, orchi e fantasmi.
E' insomma un percorso di formazione per il bambino che deve superare le sue paure, abbandonare l'utero familiare per diventare forte e maturo senza più nevrosi.
Però si parla di una bambino come tanti ce ne sono: ha paura ma riempie le sue giornate di un immaginario fortificato senza uscire dalla sua stanza; il suo cammino sarà combattere contro il suo inconscio sublimato di fantasie. 
Il film è animato in 3d ma disegnato a mano (il regista ha lavorato per la Disney) prediligendo il b/n o il bicromatismo con tratti semplici, spogli come da tradizione europea: classicismo e innovazione per un bel prodotto. Belle anche le musiche, una novità è quella di importare la musica classica ri-arrangiata elettronicamente.

Promosso con qualche riserva l'esordio cinematografico di Marco Pavone, noto soprattutto per le sue incursioni nel videoclip. Colpisce la grande potenza visiva del film, che possiede una resa pittorica efficace e ammirevole, segno di un'attenzione grafica capillare. Lo stile, piuttosto sicuro, anche se non sempre originalissimo, non è accompagnato da un'adeguata capacità di scrittura. La storia, veicolando il tipico tema del viaggio di formazione, non riesce ad imprimersi, soprattutto per la sua ambivalenza fantastica eccessiva e senza appigli realistici per una comprensione più adulta dell'evento. Così l'evanescente finale, ricchissimo di un carico simbolico evidente (dal cervo al bambolotto del bambino), entra a far parte diretta della sfera cinematografica, senza un'adeguata separazione con l'elemento realistico. Di certo, la psicologia infantile viene raffigurata con grande partecipazione e anche con arguzia inusuale (il ragazzo  mette a fuoco i suoi ricordi/insegnamenti per riuscire nel suo intento), manca, però, l'altro lato della medaglia, la presenza di un contesto adulto che possa sciogliere, contemporaneamente, la matassa su un piano razionale. Anche l'ambientazione russa, evidente sin dalle sequenze iniziali con didascalie, è un connotato esclusivamente legato alla meta-artisticità del prodotto che riesce ad integrare perfettamente la descrizione paesaggistico/visiva con quella musicale, facendo largo uso di musiche della tradizione classica del paese, senza però trovare una precisa giustificazione su un piano storico, se non in qualche riferimento in itinere e nel finale "adulto". Un buon film, ingiustamento passato inosservato, con qualche difetto, ma anche una capacità di innovazione del tutto fuori dalla portata della nostra cinematografia nazionale.


L’arrabbiatura è propria degli esseri infelici. Gli “adulti” sono essere infelici quando utilizzano le paure dei bambini per ridimensionarli, per tenerli “buoni”, per ridurli al silenzio coatto. Che schifo!  Per non parlare, poi, quando si è cresciuti, dello Stato “Papà Adulto!”, della “pedagogia del terrore” attuata in tutti i modi contro i suoi figli. Doppio schifo! Per fortuna c’è Yuri. Per fortuna c’è sempre uno Yuri o un Neil lì dove l’educazione ha alle spalle un pragmatismo fine a se stesso e senza leali riscontri teorici. Quei pochi lettori che mi seguono, conoscono bene il mio pensiero circa il punto (!) Neanche il nostro piccolo protagonista lo ama. Perché…  

Yuri è un bambino onesto. \step 10 - Il Preside, il prof, il padre, la madre/.

Si, un bambino onesto. Di fronte all’incapacità di ascolto da parte degli adulti tutti presi dalla quotidiana, gravissima e prolissa attività accusatoria contro tutto e tutti, non mente. Non mente principalmente a se stesso. E’ emotivamente in gamba. Percepisce, in modo irrazionale \ è ancora piccolo / che le sue paure sono paure indotte.

E’ un bimbo motivato. \step 9 – Arrivo del padre /

“L’aiutare gli altri è una fregatura”. (dice il papà rientrando). Un papà non in grado di controllare la “pressione sociale” \lavoro-famiglia/ che lo attanaglia. Questa frase “Alimenta” ancora di più in lui curiosità, voglia di sapere, di conoscere.  

Yuri è un esploratore. \step 8 – La nonna/

Cresce in un completo “naufragio cognitivo”, in balia di se stesso, nessuno lo aiuta a far ordine e chiarezza nelle sue “immaginazioni”, tantissime e proprie dell’età. In queste ultime,  il vero/falso non trova ancora la giusta collocazione.

Yuri è un “inconsapevole sobillatore”. \step 7 – Le domande/

Così mi par di capire. Quando gli adulti non riescono a dare risposte chiare ed adatte all’età, entrano in situazioni tensive e guai a rivolgere loro una parola.

Yuri e la notte. \step 6 – Dormire/

La notte è per Yuri, come per tutti i bambini, il sottile confine tra la realtà e le sue deformazioni. Tutto cambia di notte, \dimensioni, colori, voci, movimenti/.

Yuri e il Cappellaccio. \The Big Jump/

Il Cappellaccio è per Yuri un amico vero e non immaginario. Yuri ha bisogno del Cappellaccio  quanto un novello marinaio della sua carta nautica. E’ il Cappellaccio che riuscirà a dare a Yuri la forza necessaria per diventare adulto, un adulto vero,  responsabile, in grado di trasmettere agli altri le proprie conoscenze. Un adulto che non “approfitta” dell’Io cosciente. Un adulto che è riuscito a liberarsi ed a librarsi verso “l’Infinito ed Oltre”. Quello di Yuri e del suo regista partenopeo Marco Pavone è,  un messaggio di  tipo cosmico. Introspettivi ed estroversi a seconda delle situazioni che riescono peraltro a giudicare con dovizia. Sicuramente  personalità sagge e fuori dal golfo mistico.
RONGIU

Zero Zero (scritto, prodotto e animato da Marco Pavone) è un cartoon in cui la musica non si arresta neanche un secondo. Tutt'altro, rincalza e accompagna i personaggi al vecchio stile della pantera rosa e di Tom & Jerry, solo che ora Tchaikovsky e Mussorgsky sono stati arrangiati dalla sensibile mano elettronica di qualcuno che si fa chiamare Luna (bel soprannome -se così fosse- per questo film).
Fra la musica, la fotografia e i disegni, il cartoon è davvero magico, di quelli che tengono grandi e piccoli (con o senza corn flakes) incollati alla poltrona. I personaggi sono come in tanti cartoon caratterizzati dai vestiti, dalle loro paure, i loro fallimenti e nei lieti fini magari anche dai successi. Non racconterò la fine, dirò solo che la nonna, che assomiglia alla Befana, verrà visitata dalla figlia (a sua volta, mamma rigida e brutta e rare volte anche dolce col vestitino a fiori sempre uguale), da lei, col marito balbuziente di occhiali grandi e dal nipotino Yuri, un bambino che a dire degli altri sta colla testa tra le nuvole ed è un fifone ( con quella famiglia che solo sa sgridare, difficile non esserlo). Lì, nella casa e nel bosco della nonna (dove la leggenda racconta che abita il Fantasma del bosco) avrà luogo la storia.
I disegni oscuri, a volte seppia, ci riportano negli anni della guerra, incorniciano il ricordo e sottolineano l'ora notturna in cui accadono i fatti, con un cielo simile a quello di L'Infanzia di Ivan, cioè un cielo tarkovskiano (non a caso il socio del padre di Yuri aveva quel nome). In questo ambiente Yuri (incoraggiato dal suo pupazzo) un giorno dovrà dimenticare le paure proprie e ereditate dalla famiglia per fare come tutti noi i conti con l'ignoto e cogli occhi che si nascondono nel buio.
Altamente raccomandato, Zero Zero è all'altezza di Mary& Max, L'ilusionista e Appuntamento a Belleville (Les triplettes de Belleville). Ma per non continuare a raccontarvelo, non mi resta che desiderarvi una Buona visione!

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