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miércoles, 13 de febrero de 2013

Accadde al penitenziario - Giorgio Bianchi (1955)


TÍTULO ORIGINAL Accadde al penitenziario
AÑO 1955 
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS Español (Separados)
DURACIÓN 95 min. 
DIRECTOR Giorgio Bianchi
GUIÓN Giovanni Grimaldi, Ruggero Maccari, Ettore Scola (Historia: Felice Zappulla)
MÚSICA Nino Rota
FOTOGRAFÍA Tonino Delli Colli (B&W)
MONTAJE Adriana Novelli
REPARTO Aldo Fabrizi, Alberto Sordi, Mara Berni, Walter Chiari, Peppino De Filippo, Nino Besozzi, Mario Riva, Riccardo Billi, Turi Pandolfini, Enrico Luzi, Carlo Romano, Memmo Carotenuto, Ciccio Barbi, Mino Doro, Ignazio Balsamo, Attilio Bosisio, Lianella Carell, Natale Cirino, Augusto Di Giovanni, Eugenio Galadini
PRODUCTORA Fortunia Film
GÉNERO Comedia. Drama 

SINOPSIS Cesare Cantelli es un humano y afable carcelero al que los presos, aunque le hagan jugarretas, en el fondo lo adoran como a un padre. Tanto es así que a su lado el carcelero del turno de noche les parece un canalla y por eso deciden hacer una huelga de hambre. Cesare les pide a los presos que escriban en un cuaderno su historia, de cómo llegaron a la cárcel. Y así seremos testigos de las historias de los más peculiares, entre ellas las de Giulio (Alberto Sordi). (FILMAFFINITY)




Giorgio Bianchi (Roma, 1904 - 1967) debutta nel 1925 come attore di film muti, passa al sonoro e si occupa di direzione del doppiaggio fino al 1941. Direttore di produzione e aiuto regista, supervisore di alcune pellicole interessanti, persino soggettista, ma sempre di genere comico. Debutta alla regia nel 1942 con La maestrina e si conferma abile negli adattamenti cinematografici di testi teatrali con La nemica (1952), entrambi scritti da Niccodemi. Il suo stile è perfetto per la direzione di commedie, spesso scanzonate e rosa, altre volte permeate di blande implicazioni sociali. Ha diretto i migliori talenti comici del cinema italiano: Gilberto Govi (Che tempi!, 1947), Alberto Sordi e Vittorio De Sica (Il conte Max, 1957; Il moralista, 1959), Totò e Peppino De Filippo (Totò e Peppino divisi a Berlino, 1962), Ugo Tognazzi e Aldo Fabrizi.
Accadde al penitenziario (1955)è uno dei film più riusciti di Giorgio Bianchi. Il personaggio principale, che lega le varie storie dei condannati in uno schema simile a Un giorno in pretura (1954) di Steno e Accadde al commissariato (1954) di Giorgio Simonelli, è Aldo Fabrizi, un secondino bonaccione vessato dai detenuti e dal superiore. La sceneggiatura del film segue la lettura del quaderno del secondino dove ogni carcerato scrive la storia della sua detenzione. L’ambientazione carceraria è irreale, un ambiente edulcorato, dove i detenuti sono amici, scherzano tra loro, solidarizzano, fraternizzano con il secondino e costituiscono una vera e propria comunità. Siamo in una commedia rosa, tutto sommato, non è fondamentale il realismo, ma la comicità delle situazioni, mentre la realtà si stempera nelle tipologie dei personaggi. Soggetto e sceneggiatura non sono né logici né realisti, ma la pellicola è ugualmente interessante e si ricorda per interpretazioni magistrali. Peppino De Filippo è un figlio di detenuti, nato al carcere delle Mantellate, incapace di vivere fuori dalle mura di una prigione. Una volta scarcerato, mangia senza pagare in un grande ristorante, fa di tutto per farsi arrestare e impone al poliziotto di essere condotto in questura.
Alberto Sordi interpreta un folle personaggio arrestato per ubriachezza molesta e partecipazione a un furto, dopo essere stato colto sul fatto da un metronotte. Fantastica la scena in questura e lo scambio di battute con il vice commissario, che ricorda la parte recitata con Nino Taranto in Accadde al commissariato. “Chiami il commissario, lui ha studiato, ha una laurea, lui capirà. A lei è andato tutto bene nella vita, per questo non si è mai ubriacato. Tutto bene, certo, a parte la carriera, perché è rimasto vice...”. Pura comicità fantastica, senza nessun aggancio alla realtà, un pezzo cabarettistico, teatrale, impostato sul rapido scambio di battute tra comico e spalla.
Walter Chiari è la vittima di un bidone da parte di una bella truffatrice (Mara Berni) che finisce per sottrargli un diamante di grande valore. Mario Riva e Riccardo Billi sono più in ombra, le loro doti comiche sono minori rispetto agli interpreti degli episodi principali, ma compongono piacevoli momenti farseschi all’interno della prigione. Si pensi allo sciopero della fame e alla zuppa condita con dentifricio e tabacco che il secondino dal cuore d’oro è costretto a ingerire. Ottimo Aldo Fabrizi, innamorato dei suoi condannati, che accudisce come un padre bonario, subendo con rassegnazione scherzi e capricci. Nel finale Mara Berni si redime e riconsegna il diamante al secondino perché il detenuto venga liberato. “La vita di una persona vale più di un diamante”, dice.
Tutto molto edulcorato. Palestra dei buoni sentimenti. Piacevole.
http://cinetecadicaino.blogspot.com.ar/2011/08/accadde-al-penitenziario-1955.html
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Una divertente commedia con un cast di stelle che cuce attorno ad ogni parte, col filo conduttore del secondino Aldo Fabrizi, una trama estremamente godibile. Lui, seppur burbero in apparenza, è un agente di custodia che tratta bonariamente i propri detenuti, accudendoli e provvedendo alle loro più svariate necessità acquistandole all'esterno e spesso rimettendoci. Per i suoi modi è in aperto contrasto col capo degli agenti, Carlo Romano, che è più rigido al regolamento. Assistiamo ad una sua giornata di lavoro tipica conoscendo meglio i suoi "assistiti" come Peppino De Filippo detto il Mantellese per essere nato nel carcere delle Mantellate quando sua madre era detenuta. Lui ama il carcere e la vita che vi si svolge, nonché il cibo e considera tutto l'ambiente come una vera famiglia. Oppure c'è Alberto Sordi che vediamo uscire dopo essere stato arrestato per ubriachezza molesta e coinvolto in un tentativo di rapina, dopo aver importunato guardie notturne, passanti e prostitute, in una delle più divertenti scene mai girate dall'Albertone nazionale. Ben altro atteggiamento si riscontra in altri detenuti "classici", con Mario Riva, cinico e furbetto, che studia il piano per sparire da lì dentro. Altri sono semplicemente disadattati o psicopatici con manie varie di persecuzione, ma per ognuno di essi c'è sempre una parola buona, un consiglio o un aiuto oltre al rimprovero quando serve. Cesare col tempo ha scritto un diario con le storie di ognuno di essi e vorrebbe aggiungervi anche quella del detenuto Walter Chiari, persona di diversa caratura rispetto alla media e dotato di grandi capacità letterarie riuscendo a scrivere poesie che tanto appassionano il buon Cesare. Lui gli scrive la sua storia che lo vede impiegato in una importante gioielleria truffato da un'avvenente signorina che riesce pure ad incolparlo del fatto. Tra scene divertenti e prove d'attore su misura per i bravi interpreti e caratteristi, si arriva alla fine del turno dove Cesare stanco della giornata di lavoro, delle litigate col superiore e delle marachelle di qualche detenuto, si avvia a prendere l'autobus. Una bella ragazza lo avvicina e gli chiede del detenuto Walter e Cesare immediatamente capisce che è la truffatrice che lo ha incastrato. Ma lei lo rassicura, il diamante è stato riconsegnato e la denuncia nei suoi confronti cadrà. Lascia il suo indirizzo a Cesare per essere ricontattata da quel galante e bel giovane al quale saprà spiegare che si è trattato solo di un brutto scherzo. In effetti con quel tipo di prigione e quella pasta d'uomo di secondino è stato più o meno come aver passato un po' di tempo in albergo. Dirige Giorgio Bianchi un film che consente di vedere quasi tutti i migliori interpreti di quella che era giustamente chiamata la "commedia all'italiana".
http://cinemaestri.blogspot.com.ar/search?q=Accadde+al+penitenziario

Trama
Cesare, secondino in un penitenziario, è un uomo bonario, che cerca di aiutare i detenuti. La sua bontà gli procura spesso dei guai, ma Cesare non se ne preoccupa e si consola tenendo una specie di diario, nel quale vengono annotate le vicende dei prigionieri a lui più cari. Tra questi c'è Walter, il giovane ed elegante commesso di una gioielleria, che per il suo temperamento romantico e il suo carattere, si lascia raggirare da una bella truffatrice. Questa, con uno stratagemma, gli sottrae un gioiello prezioso. La buona fede del giovane però non viene riconosciuta e finisce in prigione. Più tardi la donna, pentita, restituisce il gioiello. L'innocenza di Walter non può più essere messa in dubbio: per i due protagonisti della vicenda si prospetta un futuro roseo. C'è poi il caso di Peppino, uno spostato, per il quale il carcere è un soggiorno ideale dove può condurre una vita tranquilla e spensierata: per conquistarselo architetta un divertente imbroglio. Diversa è la vicenda di Giulio, un fannullone, che alza volentieri il gomito. Essendo in preda ai fumi del vino, viene coinvolto, senza saperlo, nell'impresa notturna di una banda di ladri, di cui si pensa sia un componente. Anche per lui scoccherà l'ora della giusta liberazione; ma la lezione non gli è servita e Cesare se lo troverà una sera di nuovo ubriaco in un autobus e dovrà nuovamente prendersene cura.

Critica
"Cinematograficamente è un lavoro slegato e mal fatto; anche come sceneggiatura il film è trascurato. Tuttavia nell'insieme, per alcune indovinate battute di dialogo, per alcuni sketch divertenti, per alcune scenette sufficientemente e principalmente per il folto gruppo di noti attori, il film regge e fa quattrini". (Ettore
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Arrischiando di dare al film più importanza di quella effettiva, si può considerare Accadde al penitenziario come opera sintomatica dei tempi che correvano: affrancata completamente dal neorealismo (ma questa era caratteristica del cinema di Bianchi anche dieci anni prima, ai tempi di Fatalità), se è vero che il penitenziario del titolo non fa che da cornice al racconto, con ben altre urgenze (di incasso?) rispetto a pochi anni prima.
Considerabile a tutti gli effetti come commedia di attori, è ad essi che deve tutti i suoi (pochi, in verità) pregi: dalla bravura di gente come Fabrizi, Sordi, De Filippo, Chiari, che interpretano i soliti personaggi risaputi, ma che lo fanno con una classe e una presenza scenica (ciò che si definisce come “riempire lo schermo”) difficile da immaginare, specie nel nostro paese, ai giorni nostri. La sceneggiatura, già sfilacciata e piattissima di suo, fatica perfino a farne apparire due in scena allo stesso tempo, sprecando un potenziale comico-attoriale che riusciamo solo a intuire, e facendo notare allo spettatore come il racconto manchi di un qualsiasi tipo di progressione. Peccato.
Giacomo Ferigioni
http://www.silenzio-in-sala.com/recensione-accadde-al-penitenziario.html

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