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sábado, 24 de noviembre de 2012

Volevo solo dormirle addosso - Eugenio Cappuccio (2004)


TÍTULO ORIGINAL Volevo solo dormirle addosso
AÑO 2004
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS No
DURACIÓN 96 min. 
DIRECTOR Eugenio Cappuccio
GUIÓN Massimo Lolli, Alessandro Spinaci
MÚSICA Francesco Cerasi
FOTOGRAFÍA Gianfilippo Corticelli
REPARTO Giorgio Pasotti, Cristiana Capotondi, Faju, Massimo Molea, Giuseppe Gandini, Jun Ichikawa
PRODUCTORA Afa Film
GÉNERO Comedia | Trabajo/empleo 

SINOPSIS Un manager treintañero que acaba de separarse de su novia se ve obligado a despedir a 25 empleados de su empresa cuando vuelve. Él mismo es el vigésimo quinto despedido y transforma este evento en triunfo. (FILMAFFINITY)



Cosa si è disposti a fare per la carriera? Marco Pressi, simpatico formatore di risorse umane presso un’importante multinazionale, viene incaricato di tagliare un terzo del personale, 25 unità su 90, in tre mesi. In premio, un aumento del 30% del suo stipendio. Se fallisce, sarà lui ad andarsene…

Dopo la fortunata co-regia del divertente Il caricatore e la regia de La vita è una sola, Eugenio Cappuccio dirige una commedia godibile, involontaria parodia de L’eredità di Per Fly. Le relazioni tra i dipendenti, pur sulla base del cliché e dello stereotipo, sono tutte plausibili. Si passa dall’ironia di chi ha una professione e non sa che farsene al dramma di chi non ne può fare a meno. Tutto il lavoro sul linguaggio “da ufficio” rende i dialoghi originali e mai scontati. Memorabili le perle dei colleghi di Marco che parlano di “disagio emotivo” e che vogliono essere “rimentalizzati”. Terribili e preoccupanti, invece, le scene di vita milanese scandite dagli happy hour, dai locali trendy e dallo shopping. Le parti meno riuscite del film sono proprio quelle al di fuori dell’ufficio.
Volevo solo dormirle addosso attualizza la vita tragicomica degli impiegati stile Ugo Fantozzi. Anche se il livello di satira nei due casi è completamente diverso e i romanzi di Villaggio sono molto meglio di quello di Massimo Lolli da cui Cappuccio ha tratto il film, il risultato è comunque discreto. Persino le voragini di sceneggiatura diventano errori di minore importanza.
Completamente accessoria la vita sentimentale del protagonista, che ha una fidanzata particolarmente antipatica e una bellissima amante africana, ma non vuole scegliere. Basta avere una donna orsacchiotto da stringere durante la notte.
Sandro Paté
http://www.cinefile.biz/volevo-solo-dormirle-addosso-di-eugenio-cappuccio
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Il meccanicismo delle emozioni
Questo esordio italiano, istintivamente accostato a MI PIACE LAVORARE della Comencini, si svincola in realtà dallo specifico del mobbing suggerendo una visuale lineare ed agghiacciante: oggi l’uomo è approdato alla completa identificazione con il suo stesso lavoro –sei ciò che fai- generando non più il classico appiattimento sul ciclo della routine, ma una vera e propria confusione della personalità. Il protagonista del film rivolge la sua frase-simbolo (Ti stimo molto) ai propri colleghi ma anche alla madre e alla fidanzata, e non lo fa (solo) per una deriva personale: è caratteristica l’assenza d’ogni possibilità di scelta, stante l’innesto filmico essenziale del cinico collega in crisi di vendite (Lei ha tempo per giocare a tennis e rompersi la mano) che sottilmente suggerisce la negazione dell’essere umano (dunque: l’essere disumano). Da qui il titolo del film: nel privato di Pressi amare e scopare coincidono, dove l’avverbio “solo” non è affatto dichiarazione di umiltà (ho bisogno solo di quello) ma una nitida limitazione della prospettiva (non sono capace di altro), che non nasce per (evidente) imposizione ma da un’evoluzione naturale dell’homo laborans. Come in TEMPI MODERNI il proletario, tanto avvezzo alla produzione seriale, manteneva il gesto dell’ingranaggio anche oltre le mura della fabbrica così si può inquadrare Marco Pressi: una missione da killer aziendale l’ha condotto alla totale spersonalizzazione, impossibile da relegare tra quattro mura lavorative e quindi trasportata in quelle domestiche, nell’i(n)terazione con la donna e conseguente scappatella. La sua mente è un’intelligenza artificiale infetta da plusvalore meccanico: si muove roboticamente, senza nulla che lo scuota, non la lingua di una prostituta stampata sul finestrino dell’auto (una sequenza torva ed allucinata che adeguatamente rompe l’indugio del reale), figurarsi la fidanzata (non) ufficiale. Nel finale, che sembra virare finalmente sul dato umano (un ufficio addobbato per Natale, una telefonata non più rimandata), qualcuno ha visto uno scioglimento ottimista che mi pare solo apparente: la voce off racconta di un movimento circolare del tempo, un ufficio dopo l’altro (dopo l’altro, dopo l’altro...), la convenzione vince la convinzione, l’involucro uomo continua ad essere encefalogramma piatto perennemente inquadrato di spalle. Domani è lo stesso giorno.
Se le RISORSE UMANE sono lontane, se alcuni spaccati del privato corteggiano lo stereotipo, se gli incontri di Pressi con i dipendenti rischiano (/raschiano) la galleria dei caratteri, se il cast allunga una parvenza televisiva tuttavia Cappuccio, costringendo all’angolo pomposità e retorica (da sempre sorelle della malafede), tenta di indorare la pillola con silente ironia (il cameo di Freccero) e, celandosi tra estemporanee variazioni di registro (dal dramma al melò), invero raccoglie energie per sferrare il colpo letale sotto la cintura. Un’interessante sottigliezza che ci lascia doloranti.
Emanuele Di Nicola
http://www.spietati.it/z_scheda_dett_film.asp?idFilm=1647

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Il film per tema e argomenti trattati è tra l’altro un precursore di altre pellicole molto più conosciute, come ad esempio Tra le nuvole (Up in the air), dove si raccontano la  storia di un tagliatore di teste, che per via della crisi viene incaricato  di licenziare gente a destra e a manca senza tanti complimenti.
Il protagonista del film di cui parliamo quest’oggi  è infatti un ottimo Giorgio Pasotti, nei panni di Marco Pressi, incaricato dal nuovo CEO francese della sua società di ridurre drasticamente l’organico senza guardare in faccia a nessuno, e che in cambio gli promette un ricco aumento e un ottimo bonus per il raggiungimento del target.
Marco Pressi ha anche una “mezza fidanzata” (Cristiana Capotondi), alla quale dedica i ritagli di tempo avanzati dal suo amato lavoro.
Il film si incentra quindi principalmente su questa figura manageriale, tristemente di moda di questi tempi, di un uomo indaffaratissimo con il suo lavoro e che non ha tempo per nient’altro e non se ne cura se la sua vita è limitata tra le sicure mura del suo ufficio.
Lo vedremo cercare di convincere lavoratori di ogni età con espedienti sempre diversi, e con budget risicati, a fronte poi della ricca liquidazione che si narra fu data anni prima a uno dei loro ex-colleghi e che tanti problemi creerà al nostro “tagliatore di teste” (che in effetti è il contrario di HeadHunters, quelli che al contrario si occupano di selezionare la forza lavoro).
Storie vere che sono purtroppo tutt’ora di grandissima attualità (seppur la maggior parte di quelli che dovevano essere licenziati si trovi ormai gia spasso di questi tempi).
Marco Pressi è reso secondo me in maniera perfetta da Pasotti, il cui personaggio è caratterizzato da un “ti stimo moltissimo”, leitmotiv che viene ripetuto a oltranza nelle più disparate situazioni, fedele ad alcuni insegnamenti per motivare gli impiegati, creando anche qualche momento comico per lo spettatore.
Volevo solo dormirle addosso è un film abbastanza originale, caratterizzato da una buona trama, una regia dinamica e un ottimo gruppo di attori, su tutti Giorgio Pasotti ma direi che anche la Capotondi non sfigura (nonostante il suo accento milanese sia poco credibile), e se non l’avete già visto lo consiglio vivamente a tutti.
http://prossimamenteneicinema.wordpress.com/2012/05/07/recensione-volevo-solo-dormirle-addosso-un-film-sconosciuto-ai-piu-che-secondo-me-merita-la-vostra-attenzione/

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