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viernes, 30 de noviembre de 2012

Le avventure di Pinocchio - Luigi Comencini (1972)


TÍTULO ORIGINAL Le avventure di Pinocchio
AÑO 1972
IDIOMA Italiano e Inglés (Pistas separadas)
SUBTITULOS Español e Inglés (Separados)
DURACIÓN 134 min.
DIRECTOR Luigi Comencini
GUIÓN Luigi Comencini, Suso Cecchi D'Amico (Novela: Carlo Collodi)
MÚSICA Fiorenzo Carpi
FOTOGRAFÍA Armando Nannuzzi
REPARTO Nino Manfredi, Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Andrea Balestri, Mario Adorf, Ugo D'Alessio, Vittorio De Sica, Gina Lollobrigida
PRODUCTORA Coproducción Italia-Francia-Alemania del Oeste; Bavaria Film TV / International Film Company / ORTF / Radiotelevisione Italiana / San Paolo Films
GÉNERO Fantástico. Aventuras. Infantil | Familia. Miniserie de TV

SINOPSIS Adaptación televisiva del cuento de Pinocho. En un pueblo de la Toscana en el siglo XIX, un pobre carpintero llamado Geppetto construye un títere al que llama Pinocho. Pronto ésta empieza a moverse y hablar por su cuenta. La noche siguiente, un hada se aparece a Pinocho y le promete que algún día podrá ser un niño de carne y hueso. Para su estreno en cines se redujo el montaje a 134 minutos. (FILMAFFINITY)




Trama
Il falegname Geppetto costruisce un burattino di legno, Pinocchio, che una Fata tramuta subito in bambino, promettendogli che tale rimarrà se si manterrà buono. Ma Pinocchio ha un carattere vivace e ribelle: dopo averne combinate di tutti i colori, per punirlo, la Fata lo fa tornare di legno. Le trasformazioni si susseguono sul ritmo delle birichinate compiute da Pinocchio che alla fine viene ingoiato dal Pescecane. Qui trova Geppetto e insieme fuggono da quella insolita prigione per tornare alla vita normale.

Curiosita
Il burattino Pinocchio è stato ideato e realizzato, per la parte meccanica, da un'equipe di tecnici dell'officina 'Latina Sud' specializzata in apparecchiature areonautiche di precisione. Il burattino ha un metro e venti di altezza, 30 fili di acciaio per un totale di 240 metri e 210 pezzi meccanici (pulegge, leve, staffe, tiranti, bielle, molle di richiamo e un telaio di ottone). E' guidato a distanza da quattro animatori che ne provocano i movimenti attraverso un sistema di leve e fili direttamente collegati ai meccanismi interni del burattino.
La maggiore difficoltà incontrata, avendo preso come modello il Pinocchio delle illustrazioni del Chiostri (burattino con gambe e braccia particolarmente esili), è stata la parte dei meccanismi miniaturizzati da inserire negli arti di dimensioni estremamente ridotti, meno di tre centimetri di diametro. La sola parte della meccanica ha richiesto sei mesi di studio e progetti.
Il costo del burattino ha superato i centomila euro di oggi.
Mentre tutto il film, oltre 100.000 metri di pellicola, è costato più di un miliardo di lire, ben oltre gli otto milioni di euro attuali. E' stato visto praticamente in tutto il mondo, Cina, Corea e Cuba comprese.
http://dduniverse.net/ita/viewtopic.php?f=99&t=3588205
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ROMA - Un eroe della libertà, disponibile ad ogni richiamo della fantasia e dell'avventura, in barba alle lezioni dei moralisti. E soprattutto, un bambino in carne ed ossa. E' questa differenza fondamentale, rispetto all'originale letterario, che fa de Le avventure di Pinocchio di Luigi Comencini un caso a parte nella storia delle trasposizioni del romanzo di Collodi. E uno sceneggiato indimenticabile.
Le avventure di Pinocchio torna in tv (su RaiTre, dal 24 al 28 dicembre, alle 10.55) a trent'anni di distanza dal debutto: la prima puntata fu trasmessa l'8 aprile del 1972, e sembra quasi un tributo nei confronti di un pezzo importante della storia della tv. E anche di un cast che resta memorabile: Nino Manfredi nei panni di Geppetto, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia in quelli del Gatto e la Volpe, Gina Lollobrigida Fata Turchina e un cameo di Vittorio De Sica nelle vesti del giudice. E poi, naturalmente, il piccolo Andrea Balestri nel ruolo di Pinocchio.
La vicenda, è quella arcinota. Il poverissimo falegname Geppetto che vive in una stamberga, tanto povero che il fuoco per riscaldarsi ce l'ha disegnato su una parete. E un bel giorno chiede al vicino Mastro Ciliegia un pezzo di legno per costruire un burattino che gli tenga compagnia ("per sentirmi meno solo / mi son fatto un burattino / per avere l'illusione d'esser padre d'un bambino" canta Nino Manfredi in una delle canzoni del film). Grande è la sua meraviglia quando al termine dell'opera, la scultura inizia a parlare. E ancor più grande la sorpresa quando, al suo risveglio, Mastro Geppetto si ritrova davanti non più il burattino ma un bambino in carne ed ossa.
La trasposizione televisiva si discosta solo in questo aspetto dall'opera letteraria. Nel libro, il burattino diventa bambino solo alla fine della storia, mentre nello sceneggiato è il bambino a recitare il ruolo principale. Solo in tre momenti Pinocchio diventa burattino. In virtù di un "principio repressivo", visto che si trasforma ogni volta che non si comporta a modo.
Per il resto, grande fedeltà alle atmosfere e ai personaggi descritti da Collodi. Niente a che fare, ad esempio, con l'ambientazione di stampo nordeuropeo del film d'animazione di Walt Disney, piuttosto immagini suggestive del paesino in cui è ambientata la prima puntata, della casetta di Geppetto, del Paese dei Balocchi, della principesca dimora della Fata Turchina sul lago. Il tutto accompagnato dalle musiche di Fiorenzo Carpi, ancora vive nella testa di un'intera generazione.
Ma la presenza di un bimbo in carne ed ossa rappresentò anche una piccola rivoluzione, oltre che una felice soluzione, per chi scrisse lo sceneggiato. Lo racconta, con una certa nostalgia, Suso Cecchi D'Amico, che con lo stesso Comencini firmò la sceneggiatura de Le avventure.
"L'intenzione era quella di fare un film esclusivamente con il burattino - dice Suso Cecchi D'Amico -, la nostra idea di Pinocchio, all'epoca, non concepiva una rappresentazione alternativa del protagonista. Facemmo vari provini con il pupazzo, ma alla fine ci rendemmo conto che non era possibile girare con lui. Abbiamo sbagliato, ci dicemmo, non ne facciamo niente. E accantonammo il progetto".
"Ma una mattina - continua la sceneggiatrice - Comencini venne a trovarmi e disse: ho una grande idea, lo facciamo con un bambino. Io fui un po' perplessa, poi ci pensai, cercammo il protagonista, e trovammo Balestri, delizioso. E ci sembrò una grande libertà poter girare un film su un burattino usando un bambino vero. Sono ancora molto legata a quel film, forse proprio perché ebbe una realizzazione così travagliata. Ma anche perché decidemmo di privilegiare la figura di Geppetto, a differenza, ad esempio, del Pinocchio di Benigni, dove il burattino è protagonista assoluto. Noi volevamo evidenziare il rapporto padre-figlio, e Nino Manfredi centrò in pieno quell'esigenza, un vecchio padre iroso e rassegnato, ma che vive un amore sconfinato per il su' figliolo".
Lo sceneggiato, all'epoca della messa in onda, riscosse un enorme successo: ciascuna delle cinque puntate fu seguita, in media, da 16 milioni e mezzo di telespettatori. Oggi, sarà più difficile, intanto perché la fascia scelta da RaiTre, le 10.50, non è particolarmente felice. E poi perché il film viaggia su ritmi completamente diversi rispetto a trent'anni fa.
"Il rischio - osserva Suso Cecchi D'Amico - è che al pubblico di oggi appaia un po' lento. Siamo abituati a film che hanno i ritmi d'azione anche senza esserlo, è tutto velocizzato, perfino i telegiornali, e alcune scelte di stile fatte all'epoca potrebbero essere fraintese. Basta pensare, ad esempio, alle corse di Pinocchio lungo le strade di campagna: oggi si taglierebbe la scena, nel film invece la si seguiva tutta, con compiacimento. Comunque, ha tanti pregi, è stato realizzato come per il cinema: grande qualità, moltissimi esterni, dettagli ricercati. Non può non affascinare".
Alessandra Vitali
(23 dicembre 2002)
http://www.repubblica.it/online/spettacoli_e_cultura/benigni/comencini/comencini.html
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Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino (1880 - 83) di Carlo Collodi è uno dei romanzi per ragazzi più famosi di tutti i tempi.  Merito del cartone animato Disney, certo, che modifica la storia originale, introduce una balena al posto del pescecane ma rende la storia universale. Merito anche dello sceneggiato televisivo di Luigi Comencini, un vero esperto del cinema per ragazzi, 280’ di narrazione per immagini divise in cinque puntate (320’ nell’edizione francese), ridotte a poco meno di 120’ nella versione cinematografica. Un lavoro ben fotografato da Armando Nannuzzi, che gode di una colonna sonora indimenticabile scritta da Fiorenzo Carpi, di una scenografia curata nei minimi particolari da Piero Gherardi e di alcune marionette d’epoca ideate dai fratelli Colla.
Il Pinocchio di Luigi Comencini e Suso Cecchi d’Amico è una rilettura cinematografica dell’opera di Collodi che cade in alcune contraddizioni, ma resta un lavoro di fondamentale importanza per la conoscenza di un’opera letteraria immortale. Pinocchio viene subito trasformato in ragazzino dalla Fata Turchina - che sarebbe la moglie morta di Geppetto - ma torna burattino ogni volta che commette una marachella. Il Gatto e La Volpe sono due loschi figuri che lavorano per Mangiafoco, ma cercano di truffare Pinocchio solo dopo aver perso il lavoro.  Pinocchio viene sequestrato da Mangiafoco con il suo carrozzone reo di aver interrotto la recita. La sequenza dei medici è completamente diversa dal libro: sono soltanto due e disquisiscono sulla possibilità di far ritornare Pinocchio nei panni di un bambino. L’incontro con Lucignolo e il furto delle frittelle da un bancone sono aggiunte di sceneggiatura, così come non è scritta nel libro la parte (ottima!) in cui Geppetto cuoce una povera schiacciata fatta d rosmarino, acqua e briciole di pane. Il Paese della Cuccagna è rappresentato come un grande Luna Park ed è ben diverso dalla storia pensata da Collodi. Il pescecane e il tonno sono due pupazzi di gomma e va rilevato un dialogo di Geppetto: “Pescecane o balena, fa lo stesso. Questo mostro non so cosa sia”, che tende a salvare il cartone di Disney.
Il film conserva tutta la poesia del romanzo di Collodi, è girato in maniera realistica, tra le nevi e il vento dell’Appennino e il mare del litorale tirrenico. Pinocchio è un paladino della libertà, che si lascia affascinare dal richiamo dell’avventura e rifiuta le lezioni dei moralisti. Resta un film fantastico che vede Pinocchio passare da burattino a ragazzo, subire le punizioni ogni volta che sgarra dalla morale ordinaria e finire in mezzo ai guai per la sua dabbenaggine. Andrea Balestri è un eccellente interprete, naturale e spontaneo, un ragazzino pisano che non farà altro nel mondo del cinema, recitando il ruolo della sua vita. La sua interpretazione mette a fuoco il conflitto tra libertà e repressione, ma anche l’amor filiale e il valore dell’amicizia. Nino Manfredi è un credibile Geppetto, Gina Lollobrigida non piace a Morandini come Fata Turchina, ma in realtà la sua recitazione è buona, così come sono memorabili Il Gatto e La Volpe di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. I due comici aprono il film come imbonitori di Mangiafoco e ritornano in scena come assassini alla caccia di Pinocchio, suscitando le ire del pubblico più giovane che scrive lettere di protesta alla Rai. I beniamini dei bambini non possono volere la morte di Pinocchio, né tanto meno truffarlo! In realtà, Franco e Ciccio sono una perfetta coppia di imbroglioni, il primo sfoggia una risata sardonica, il secondo è un maneggione truffatore che convince Pinocchio a sotterrare le monete. Tutti e due molto bravi, senza eccedere in smorfie, costretti da una sceneggiatura precisa che non permette improvvisazioni. Tra gli altri interpreti ricordiamo un abile Lionel Stander nella parte di Mangiafoco, Mario Adorf come domatore del circo, Luigi Leoni è il maestro di Pinocchio, Zoe Incrocci nei panni di una divertente lumaca, il vecchio Riccardo Billi è il conducente del carro per il Paese della Cuccagna, Ugo D’Alessio è un perfetto Mastro Ciliegia. Pino Farinotti apprezza il film: “Comencini ha sempre guardato con intelligenza al mondo infantile, dedicandogli film e inchieste televisive: anche con questa versione del libro di Collodi, trasmessa prima a puntate dalla televisione italiana, ha avuto la mano molto felice”. Morando Morandini conferma: “Pinocchio è un eroe della libertà, anche se viene mantenuto il principio repressivo, forse ancora più forte che in Collodi. Libera lettura che comunque fa centro anche per merito degli attori, a parte Gina Lollobrigida come improbabile Fata Turchina”. Un lavoro importante, da vedere e rivedere in compagnia dei vostri figli.
http://cinetecadicaino.blogspot.com.ar/2012/04/le-avventure-di-pinocchio.html

COMENCINI RACCONTA TRE ANNI DI LAVORO (Prima Parte)
Inizio della sceneggiatura: luglio 1969. Si fanno innumerevoli sorprendenti constatazioni quando ci si pone di fronte al problema di trasformare un racconto scritto in un racconto visivo. Per esempio: quanti anni ha Pinocchio? Che altezza gli dobbiamo attribuire? Quando va a scuola sarà sempre alto almeno un metro? Ma Alidoro, il cane mastino, lo porta tra i denti e il pescatore verde lo sta per buttare in padella, che dimensioni ha? E' chiaro che il Pinocchio di Collodi cambia statura a seconda delle avventure che gli capitano. Comunque Susi Cecchi d'Amico ed io pensiamo sempre a un burattino. E così nasce il primo copione, mentre Gherardi inizia i primi sopralluoghi. Maggio 1970: prima crisi. Il burattino, ricavato da un disegno del Chiostri (l'illustratore di Pinocchio che ci sarà da guida per tutta l'ambientazione) è bellissimo quando è fermo. Non appena si muove, rivela i suoi limiti. Non riesce neppure a lanciare un martello, nè a bere un bicchiere d'acqua. Solo un bambino può fare quello che un burattino dovrebbe fare. "Le avventure di Pinocchio" è un libro scritto apparentemente per inculcare nei ragazzi il senso dell'ubbidienza e della sottomissione agli adulti, padri, fate, maestri e carabinieri. Ma la bellezza del racconto sta nelle ribellioni di Pinocchio, nella sua inestinguibile smania di vivere in prima persona. Solo un bambino, e un bambino che sia Pinocchio può dare questo senso vitale al racconto. Deve essere ciarliero e impertinente, agile e instancabile, magro e sempre affamato, rapido nell'addormentarsi, svelto nel risveglio, con una istintiva diffidenza verso ciò che gli viene insegnato e molta voglia di apprendere a proprie spese, pronto a commuoversi, e pronto a dimenticare la commozione. Lo troverò? Ad ogni modo nasce un secondo copione. La condizione di Pinocchio è la stessa, ma capovolta. Nel libro la Fata promette che, se sarà buono ed ubbidiente, un giorno diventerà bambino; nel copione la Fata lo trasforma subito in bambino ma gli promette che, se non sarà buono ed ubbidiente, lo farà tornare burattino. Inizio delle riprese: 1° aprile 1971. Località: le stalle di Farnese. Siamo nel Lazio, ma a tre chilometri c'è il vecchio edificio della dogana pontificia e inizia la Toscana. Sono di scena Geppetto e Mastro Ciliegia, Manfredi e d'Alessio. Geppetto sta dicendo: " Stamani m'è piovuta nel cervello un'idea... Ho pensato di fabbricarmi da me un bel burattino di legno... "Ecco che questa frase tante volte riletta prende corpo e Geppetto assume un aspetto definitivo. Così inizia la trasposizione cinematografica di un libro : come una cristallizzazione di un certo modo di vederlo. Le stalle di Farnese sono cubi di tufo a schiera, degradanti lungo una strada in discesa: forme geometriche perfette. "Nessun edificio abiðtato dall'uomo - mi ha detto Gherardi - avrebbe questa drammaticit…, questa purezza di linee". "Pinocchio" è un film drammatico. A Farnese l'aria è tersa, soffia spesso la tramontana. La nostra neve è sale industriale. Con l'acqua si scioglie e si impasta col fango. L'effetto è perfetto. Restiamo a Farnese tutto aprile. Spero sempre che il tempo sia grigio; la fotografia è più morbida, più discreta. Eppoi Geppetto deve avere sempre freddo, s'è venduto la casacca; non ha la legna per scaldarsi. Gli alberi sono ancora spogli, la campagna è bellissima. Giriamo la fuga di Pinocchio, l'arresto di Geppetto, il suo interrogatorio, la ricerca di cibo da parte di Pinocchio, la catinellata d'acqua in testa. Ogni giorno sono più soddisfatto della scelta di Andrea Balestri come interprete di Pinocchio. E' proprio Pinocchio. Infatti sento dire da molti della " troupe " che è un diavolo scatenato, che non sta mai fermo, che è maleducato, che non si comporta da bambino per bene. In realtà è molto intelligente, è molto vivace: come doveva essere. E' anche molto orgoglioso. Non piange mai nemmeno quando suo padre gli da un ceffone. Dobbiamo esaurire il primo turno delle riprese con Manfredi, che poi ha altri impegni e potrà girare solo a settembre le scene della balena; gli ultimi giorni di aprile sono dedicati all'imbarco di Geppetto per le lontane Americhe e al suo naufragio, visto da Pinocchio, arrivato troppo tardi. Località: Civitavecchia, attorno al vecchio faro. Facciamo un sopralluogo: il villaggio dei pescatori è pronto ma il mare è una tavola e splende il sole. L'indomani dobbiamo girare.

COMENCINI RACCONTA TRE ANNI DI LAVORO (Seconda Parte)
L'indomani il cielo è nuvoloso e le onde, spinte dal libeccio, scavalcano il molo. Qualcuno è stato fortunato, non so se sono io, o Manfredi (che deve partire) o la produzione. Il mare grosso dura tre giorni, il tempo delle riprese. Ai primi di maggio ci fermiamo una settimana: dobbiamo definire altri luoghi, altri interpreti per ruoli minori. Si tratta di fare una serie di sopralluoghi e di provini. Ci rimettiamo in macchina con Gherardi. Gherardi non sta mai fermo; per ogni film, benchè‚ conosca a memoria il Lazio, la Toscana e forse mezza Italia e buona parte del resto del mondo, va a rivedere i posti, a controllarli, in funzione del copione. Ci manca in particolare il "paese delle api industriose", un piccolo paese che deve essere in riva al mare e non soffocato dalle nuove costruzioni. Gherardi si ricorda improvvisamente le saline di Tarquinia. I piccoli edifici (la zona è demaniale), le abitazioni dei funzionari, il caffè sono ancora come li hanno costruiti gli ergastolani nel 1888. Perfetto. Ma Gherardi non scende più dalla macchina. Dice che fa fatica a camminare, pensa di aver contratto una malattia tropicale. Così rientriamo a Roma ed egli mi lascia completare il giro da solo, in base a vaghe indicazioni. Entra nella clinica dalla quale non uscirà più. Dal letto continua a chiedere di vedere fotografie. Vuol vedere come è riuscita la casa della Fata; gli porto le fotografie di certi cubi grigi, capannoni per asciugare il tabacco, trovati vicino a Guidonia, dove penso di fare il paese dei balocchi. Gli attori vanno in clinica a vestirsi; in una camera abbiamo allestito la sartoria. Le riprese sono ricominciate. Per quasi tre settimane mi diverto ad inventare a sviluppare un rapporto tra Pinocchio e Lucignolo, il timido e lo spregiudicato, il piccolo ed il grande, un rapporto sul quale si potrebbe costruire un intero film e che nel libro è appena adombrato. Primi di giugno: ormai il caldo e la natura rigogliosa rendono difficile la continuazione di quel clima scarno e invernale nel quale avevamo incominciato. Sono di scena la Fata (Lollobrigida), Gatto e Volpe (Franco e Ciccio), Mangiafuoco (Lionel Stander). Ogni due giorni cambiamo scena, ambiente e personaggi. La casa della Fata cambia luogo. Era stata montata a Tarquinia, ora deve apparire sulla riva del lago di Martignano, poi, scomparire di nuovo per far posto alla tomba della Fatina. Mi rendo conto solo mentre giro di quanti siano numerosi gli interventi miracolosi, le trasformazioni fiabesche. Per me Pinocchio è sempre stato un racconto realistico. E anche ora, quando c'è da far sparire una casa o trasformare un bambino in burattino rinuncio a qualsiasi trucco o effetto speciale: accadono fatti irreali che debbono essere per lo spettatore credibili come fatti normali. Ormai Andrea è diventato un vero professionista: sa tutto di come avvengono le riprese; che il sonoro è su banda magnetica, che la pellicola va sviluppata, s'accorge quando non è stato bene attento ai segni e quindi la scena va rifatta. Appena finita un'inquadratura scappa, o nel lago a fare un bagno, o su un albero o a giocare con qualche animale. E studia anche un poco, col maestro che lo accompagna. Una sera lo porto in proiezione : è la prima volta. Penso che gli faccia un grande effetto vedersi sullo schermo. Quando si riaccendono le luci lo trovo addormentato. Però dice che ne ha visto abbastanza per accorgersi che i suoi capelli sono davvero troppo lunghi e che se li deve tagliare. (L'avevo portato in proiezione un po' anche per questo: era una lotta ogni volta che i capelli gli erano cresciuti farglieli accorciare). E' un bambino perfetto. Scatenato tutto il giorno, appena fa buio, si addormenta come un animaletto. Difficilissimo girare con lui di notte. Se, tra una inquadratura e l'altra si addormenta, sono guai. Il padre manda sempre me a svegliarlo. Prima mi accoglie con qualche parolaccia, poi si stropiccia gli occhi e mi segue. E' molto amico di Franco e Ciccio. La notte che giriamo l'incontro con gli assassini è molto stanco. Appena ho finito un'inquadratura, Franco e Ciccio lo distraggono con giochetti vari, lo fanno ridere, per tenerlo sveglio sino alla prossima. E lui ci sta finchè‚ scopre il trucco. Capito l'inganno si arrabbia e va a dormire. Deve girare ancora una sola inquadratura: quella dell'oste che lo viene a svegliare. Lo posiamo così com'è, addormentato, sul tavolo dell'osteria, e giriamo un risveglio vero: l'effetto è perfetto.


3 comentarios:

  1. Thank you very much
    for this travel back.
    !!!

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  2. Gracias, Amarcord.
    Por si quieres corregirlo: los subtítulos son en italiano y español. No en español e inglés, como señalas.
    Saludos,
    monzi.

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