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martes, 16 de octubre de 2012

Matrimoni - Cristina Comencini (1998)


TÍTULO ORIGINAL Matrimoni
AÑO 1998
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS No
DURACIÓN 94 min.
DIRECTOR Cristina Comencini
GUIÓN Roberta Mazzoni, Cristina Comencini
MÚSICA Aldo De Scalzi, Pivio, Paul Racer, Matt Son
FOTOGRAFÍA Roberto Forza
REPARTO Francesca Neri, Diego Abatantuono, Stefania Sandrelli, Claude Brasseur, Cecilia Dazzi, Paolo Sassanelli, Lunetta Savino, Emilio Solfrizzi, Claire Keim, Gigio Alberti, Valentina Bassi, Maria Pia Calzone
PRODUCTORA Coproducción Italia-Francia; Cattleya / Filmauro /Carrère Groupe / Ministero per i Beni e le Attività Culturali (MiBAC)
PREMIOS 1998: Premios David di Donatello: Mejor actriz secundaria (Cecilia Dazzi). 7 nominaciones
GÉNERO Comedia

SINOPSIS Bolonia, 1997. Giulia es una esposa y una madre modelo. En comparación con su madre, su padre, su hermana y su hermano, ella está más allá de la perfección. Sin embargo, inesperadamente, en medio de los preparativos de la tradicional comida familiar de Navidad pierde los nervios y se escapa de casa. (FILMAFFINITY)


Matrimoni - Note di regia
Cristina Comencini, 1998: Il soggetto di Matrimoni nasce dalla fusione di due idee. Avevo scritto, con Roberta Mazzoni, la storia di una giovane moglie che all’improvviso se ne va, senza sapere dove né esattamente realizzare il perchè. E qualche tempo dopo, da sola, un soggetto su due coniugi separati che si incontrano di nascosto dalla famiglia, per pura passione. D’un tratto ho realizzato che i due ex coniugi erano i genitori della donna in fuga e che giravo intorno ad un film commedia sul tema: i matrimoni di una stessa famiglia. Si sono poi aggiunti il fratello fedifrago, sua moglie, la sorella infelice, l’innamorato di una volta, i figli. E la sceneggiatura si è quasi scritta da sola. Penso che oggi in Italia si costruisca un film intorno ad una sola idea, qualche situazione, uno o due personaggi. E invece la ricchezza, la naturalezza della sceneggiatura dipende dai molti registri di una storia, dalle molte “verità” dei suoi personaggi. Una commedia corale permette di raccontare i personaggi senza che essi siano perennemente in scena. Ho avuto fortuna: gli attori di Matrimoni si sono prestati tutti a questo balletto, a questo gioco delle parti.
Inoltre i miei personaggi appartengono alla stessa famiglia e ognuno di loro, più che parlare di sé, parla dell’altro. Così ho potuto raccontare i loro segreti, sogni, menzogne, difetti, visti dagli altri, in un continuo rimando di rassomiglianze, aspirazioni simili e opposte, giudizi incrociati, modi di dire comuni. E lo spettatore è l’unico a sapere cosa ognuno ha detto e pensato dell’altro.
Le occasioni comiche o drammatiche si sono così moltiplicate, senza troppa “fatica” narrativa.
http://www.cristinacomencini.it/index.php?id=71
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Matrimoni - Rassegna stampa
LA REPUBBLICA, 31 ottobre 1998: Nell’immensa quantità di aforismi celebri sul matrimonio, si possono
distinguere un filone drammatico (“il matrimonio è condividere la stessa cella”) e uno umoristico (“se temete la solitudine, non sposatevi”). Convinta che quella matrimoniale sia una situazione innaturale, Cristina Comencini ha scelto di dircelo nel secondo dei due modi. A Bologna, Giulia (Francesca Neri) riunisce come ogni anno per la cena di natale i membri della sua famiglia: mamma (Stefania Sandrelli) è separata da papà (Claude Brasseur), riaccasato con una donna molto più giovane; suo fratello si spartisce tra moglie e amante; sua sorella, ragazza-madre, ha relazioni solo con uomini sposati. Non resta che Giulia a rappresentare la stabilità della famiglia, felicemente coniugata com’è col solido Paolo (Diego Abatantuono). Felicemente? Tanto poco che, arrivata alla stazione per accogliere alcuni parenti, la donna sale su un treno quasi senza rendersi conto e parte per la natia Trani, mentre in lei i rimorsi contrastano con un enorme senso di sollievo. La sua scomparsa innesca una reazione a catena portando al punto di rottura il resto, già instabile, della famiglia: si formano nuove coppie, in una “ronde” che fa svoltare il film verso la commedia degli equivoci. A ben guardare non sono storie allegre quelle che ci racconta Matrimoni, esagerando un po’ situazioni largamente diffuse in questa società al giro di secolo.
Scrivendo-dirigendo il suo film, però, la Comencini ha preferito attenersi all’unico genere del nostro cinema che il pubblico mostri di apprezzare, la commedia. Poiché è una persona colta e sensibile, lo ha fatto con un certo stile, ottenendo dagli attori una recitazione sobria e lasciando percepire, sotto al sorriso, un costante retrosapore amaro. Il gentile cinismo “illuminista” della regista innalza Matrimoni sopra la media delle commedie correnti, anche quando la sua predilezione per la cultura francese (vedi il precedente “I divertimenti della vita privata”) ci induce verso un epilogo da pochade: dove tutti i membri della sconquassata famiglia si ritrovano, casualmente, in un albergo per incontri clandestini come in una commedia di Feydeau (o nell’indimenticabile “Ciao Pussycat”, che ne era la versione cinematografica e anglosassone). E anche se, nel finale, una coppia si riunisce, un’altra si costituisce, Cristina ha il buon gusto di mantenere la mano leggera evitando ogni tentazione di moralismo.
Roberto Nepoti

SETTE, 5 novembre 1998: Tra i molti meriti del film della Comencini, vien voglia di cominciare da quello forse meno evidente: il recupero di una certa identità nazionale, la capacità di utilizzare la varietà regionale della nostra cultura senza scadere nella macchietta ma senza per questo dover perdere la ricchezza e la specificità della miglior tradizione “dialettale” (in fondo cosa erano le maschere della Commedia dell’arte?). Inflessioni, non sguaiatezze, alla ricerca di un melting pot italiano che trova il suo corrispettivo “attoriale” nella possibilità di utilizzare una gamma di interpreti finalmente varia e nuova. Perchè questo è il secondo, grande merito del film: un cast che sa integrare nomi famosi a volti nuovi ma che sa mantenere tutti su ottimi livelli di interpretazione. Anche questo non è un merito così scontato. Abatantuono in altri film è spesso straripante e finisce per essere la macchietta di se stesso, la Neri raramente sfodera una gamma di toni così variegata e convincente (qui è davvero superlativa): la Comencini li usa al meglio, così come fa con i volti meno conosciuti di cecilia Dazzi ed Emilio Solfrizzi (bravissimi) o con una Sandrelli a cui non concede mai di “sandrelleggiare”. In questo modo una sceneggiatura in certi momenti un po’ meccanica, con battute a volte un po’ “telefonate”, prende vita e si anima di una verità che invano si cercherebbe in film più ambiziosi. E con il suo tono scanzonato e antidrammatico, Matrimoni riesce nel duplice scopo di parlarci delle nostre umane debolezze (sparando qualche salutare bordata contro il mammismo nazionale), ma anche di indicarci la strada possibile per una rinascita del cinema di casa nostra.
Paolo Mereghetti
http://www.cristinacomencini.it/index.php?id=74

È la vigilia di Natale e Bologna sta aprendo le sue strade al ritmo frenetico di acquisti e preparativi. Sguardi e volti si incrociano fra i vetri di tram e negozi, dimenticando per un giorno l'indifferenza che accompagna abitualmente il risveglio di una città. Anche Giulia è occupatissima perché la tradizione vuole che il cenone si festeggi a casa sua. Una serata che si ripete ormai da quindici anni, come il copione di un'opera teatrale, senza che nessuno sappia bene perché.Attorno ad una tavola traboccante di leccornie si riunirà tutta la sua famiglia e Giulia sarà ancora una volta quello che gli altri vogliono che sia, calandosi nel personaggio di moglie perfetta in una sorta di straniamento che le permetterà di guardarsi vivere. Gli immancabili assenti saranno i suoi genitori, Alessio e Vera, separati da anni e da anni amanti segreti, pronti a ritrovarsi nella stanza di un albergo in preda ai più selvaggi istinti amorosi, per vivere la passione che in vent'anni di matrimonio non hanno mai provato. Ma chi è Giulia? Perfetta, puntuale, materna. Ma Giulia si sta guardando e ciò che vede non le piace. Perché nei suoi occhi ci sono ancora Trani, il suo paese d'origine, la sua giovinezza, soffocata dal provincialismo, Fausto, il suo primo amore ed un groviglio di sentimenti remoti che la sua anima ha spinto nel profondo. Allora esce di casa, sale sul primo treno che le capita davanti e si ritrova a Trani, sola, di fronte al mare agitato, e dopo tanto tempo sorride. La sua partenza diventa l'inesorabile inizio di una serie di rotture, equivoci, incomprensioni e tradimenti fra gli altri componenti della famiglia, parenti terribili accomunati da un unico, incolmabile desiderio di amore. Intanto Giulia ha liberato la bambina che teneva prigioniera dentro di sé: si ubriaca in un locale insieme alla sua vecchia fiamma, si lamenta della sua vita, tradisce Paolo.E Paolo tradisce Giulia perché si sente abbandonato. L'ha cercata alla polizia, ha aspettato che gli telefonasse, ha giocato a tennis, come fa da sempre pur di non rientrare presto a casa, poi ha capito il suo silenzio e ha fatto l'amore con sua sorella. A Trani però ci sono anche i genitori di Giulia, e presto li raggiungono anche Paolo, Sergio e Lucia, Cathrine, la seconda moglie di Alessio, per una riunione di famiglia involontaria ed assurda. Così si parla finalmente, dopo tanto tempo, dei propri sogni e dei desideri nascosti, delle ferite inferte per debolezza e della voglia di stare ancora insieme.
Il senso di "Matrimoni" è tutto nelle parole di Cristina Comencini che lo ha definito "…un film di attori" perché più che narrare una storia mostra persone che vivono la propria vita. Fingendo, sbagliando, sperando. Persone che si amano senza conoscersi, che si autoilludono e si cercano perché non possono stare sole, persone che si sorprendono e si giudicano. Attraverso un dialogo ininterrotto che diventa un autoritratto, in una sorta di armonia sinfonica o di melodia, scandite da accordi indovinati. L'ingenuità di Giulia, ancorata ai suoi silenzi, l'apparente sicurezza del marito, animato in realtà dai suoi stessi desideri trasgressivi e romantici, la vacuità e l'amarezza che albergano nel cuore delle altre figure e, su tutto, un senso di fragilità disarmante, un bisogno di comprensione infinita.
http://www.italica.rai.it/scheda.php?scheda=matrimoni&cat=cinema
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Biografia di Cristina Comencini
Nata a Roma nel 1956, figlia del grande cineasta Luigi, Cristina Comencini collabora a lungo col padre in veste di sceneggiatrice: la sua firma appare in molte opere da lui dirette, dai film TV Il matrimonio di Caterina (1982), Cuore (1984) e La storia (1986) al lungometraggio Buon Natale, buon anno (1989).Nel 1988 esordisce nella regia con una fiaba lieve ed aggraziata, Zoo, cui fanno seguito l'ambizioso ed elegante I divertimenti della vita privata (1990), il criptico e sinuoso La fine è nota (1992, dal bel romanzo omonimo di Geoffrey Holliday Hall) ed il fortunato Matrimoni (1998), a cui segue Liberate i pesci con Michele Placido e Laura Morante, passando nel 1995 per la trascrizione in immagini del celebrato best-seller di Susanna Tamaro Va' dove ti porta il cuore.Apprezzata autrice di romanzi editi da Feltrinelli (Pagine strappate, 1991; Passione di famiglia, 1994; Il cappotto del turco, 1997; Matrioska, 2002), ha curato per Baldini & Castoldi
l'edizione del libro di suo padre Infanzia, vocazione, esperienze di un regista.Con La traviata Cristina Comencini esordisce nel 2000 sul palcoscenico lirico.Nel 2002 ritorna alla regia cinematografica con una riuscita commedia sui sentimenti: Il più bel giorno della mia vita, di gran lunga una delle più convincenti prove.Nel 2004 esce La Mia Mano Destra, la tumultuosa vicenda amorosa fra due grandi interpreti della musica del XIX: Clara Wieck e Robert Schumann.Nel 2005 dirige il suo romanzo La bestia nel cuore, opera che le procura una candidatura all'Oscar come miglior film straniero e il premio al Festival del Cinema di Venezia per l'interprete femminile protagonista, Giovanna Mezzogiorno (Coppa Volpi).Nel 2006 esordisce alla regia teatrale con lo spettacolo Due partite - tratto dal suo romanzo omonimo -, una riflessione sull'animo femminile, interpretato da Margherita Buy, Isabella Ferrari, Marina Massironi e Valeria Milillo.
http://www.italica.rai.it/scheda.php?scheda=comencini&cat=cinema
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Il matrimonio è un affare di cuore molto complicato: a Natale e nelle feste comandate, quando le famiglie si uniscono per festeggiare insieme, questa istituzione, messa a nudo nella  sua intimità,  subisce grossi scossoni.
Con “Matrimoni” Cristina Comencini descrive bene i sentimenti di molte coppie in bilico tra l'utopia di un matrimonio perfetto e l'inevitabile voglia di trasgressione che scaturisce dalla noia della routine e dell'abitudine.
Convinta che quella matrimoniale sia una situazione innaturale, la regista ha scelto di raccontarcela a partire dalle frustrazioni delle sue protagoniste, una visione quindi molto femminile del legame più antico che vincola gli esseri umani.
E' proprio Giulia, nella cui casa si deve festeggiare il Natale, con la sua famiglia apparentemente tranquilla e conformista,  che, mentre attende i parenti alla stazione, analizza la sua vita e la scopre improvvisamente noiosa e ripetitiva; anziché aspettarli al binario convenuto, prende il primo treno che la condurrà a Trani, sua città d'origine. Stupita e priva di ogni  senso di rimorso, si ritrova ad assaporare il piacere di una libertà da lungo tempo dimenticata.
La sua scomparsa innesca una catena di equivoci che coinvolge tutta la famiglia,  composta da coppie già molto instabili. Il film vuole essere uno spaccato molto reale delle vite di persone comuni, che vivono le loro esistenze fingendo, sbagliando  e sperando. Persone che si amano senza conoscersi a fondo, che si cercano forse solo per soffocare la solitudine, che si odiano per rancori mai risolti, che  non sanno più mettere a fuoco i loro veri desideri.
L'evento scardinante di una scomparsa incomprensibile offre a tutti i personaggi di questa saga italiana l'occasione di riparlarsi finalmente dopo tanto tempo, di raccontarsi i proprio sogni, i desideri nascosti, le debolezze, le ferite ancora aperte.  Questi loro bisogni, sottaciuti per vacuità o semplice amarezza, li pone di fronte a una fragilità disarmante in cui  tutto si ricompone, come per miracolo,  con un senso di comprensione inaspettata.
Zina Borgini
http://www.lucreziamarinelli.org/index.php?option=com_content&view=article&id=98:matrimoni&catid=4:r
ecensioni&Itemid=5


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