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sábado, 20 de octubre de 2012

Fra' Diavolo - Luigi Zampa (1942)


TITULO ORIGINAL Fra' Diavolo
AÑO 1942
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS No
DURACION 90 min.
DIRECCION Luigi Zampa
GUION Luigi Zampa
REPARTO Enzo Fiermonte, Elsa De Giorgi, Laura Nucci, Cesare Bettarini, Agostino Salvietti, Carlo Romano, Loris Gizzi, Marcello Giorda, Renato Chiantoni, Giulio Battiferri, Aldo Pini, Emilio Petacci, Corrado De Cenzo, Tino Erler, Eugenio Duse, Carlo Cecchi (II), Remo Lotti, Alberto Marchiò, Celio Bucchi
FOTOGRAFIA Giovanni Vitrotti
MONTAJE Rolando Benedetti
MUSICA Umberto Paoletti, Costantino Ferri
PRODUCCION  Edoardo Brescia para Fotovox
GENERO Aventura

SINOPSIS Michele Bezza, mezzo soldato e mezzo brigante, combatte per cacciare i francesi da Napoli. Il nuovo governo lo proclama un eroe. Si annoia e quando tornano i francesi si dà di nuovo alla macchia. Svelto e grazioso anche se un po' scucito e scarso d'impeto. 2° film di Zampa. (Il Morandini)


Trama
Michele Pezza, mezzo soldato e mezzo brigante, detto "Fra Diavolo", combatte con le sue masnade tra i monti della Campania per cacciare i francesi dal Regno di Napoli. Riuscito nell'intento, il nuovo governo lo ricolma di onori ed egli può sposare una nobile napoletana che amava da tempo. A lungo andare però in quella vita inoperosa tra gli agi e le ricchezze sente nostalgia dell'esistenza avventurosa che ha sempre condotto. Quando i francesi tornano nuovamente alla carica, egli è ben felice di ricostituire le sue bande irregolari e dare battaglia senza quartiere finché, sopraffatto dal numero, viene catturato e condannato a morte. Grazie all'intervento di un'influente dama innamorata di lui viene liberato a condizione di sottomettersi ai francesi. Durante il viaggio a Napoli, Fra Diavolo riesce a fuggire e si nasconde tra le sue montagne entrando nella leggenda.

Critica
"Mi pare venuto il momento di affermare senz'altro che l'ex pugile Enzo Fiermonte è uno dei più seri e promettenti acquisti del nostro cinema di questi ultimi anni. (...) Eccolo qui questo suo Fra' Diavolo, naturalmente spaccone, naturalmente generoso, naturalmente rubacuori. (...) Merito del regista Luigi Zampa che l'ha guidato e ha guidato gli attori con un piglio e una lena adeguatissimi al personaggio e al soggetto. (...) Cinema popolare? Perché no, ma cinema schiettamente, deliberatamente popolare, che mira giusto e colpisce nel segno."
(Sandro De Feo, "Il Messaggero", 24 maggio 1942)

“ E’ una rievocazione del bandito storico molto idealizzato a dire il vero per farne un generoso ed incorrotto assertore della liberttà di Napoli (…) Un personaggio gradevole, un film svelto e grazioso,  anche se un po’ scucito…” 
( Guido Piovene, in Corriere della Sera, 21 marzo 1942).

Note
- GIRATO NEGLI STABILIMENTI PISORNO DI TIRRENIA.-COLLABORAZIONE AI DIALOGHI: NICOLA MANZARI- AIUTO REGISTA: ETTORE GIANNINI.- I QUATTRO INTERPRETI PRICIPALI SONO DOPPIATI: ENZO FIRMONTE DA EMILIO CIGOLI, ELSA DE GIORGI DA LIDIA SIMONESCHI, LAURA NUCCI DA GIOVANNA SCOTTO E CESARE BETTARINI DA GUALTIERO DE ANGELIS.
http://www.comingsoon.it/Film/Scheda/Trama/?key=26126&film=Fra-Diavolo
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Frà Diavolo: dall’Opera al Cinema

Con l'invenzione del Cinema il personaggio di Frà Diavolo conosce una nuova fase della sua "spettacolarizzazione". Diretto è il collegamento all'Opera di Auber che, nell'epoca del muto, costituisce la naturale colonna sonora delle prime trasposizioni cinematografiche. Infatti, nel 1906, in Germania, Oskar Messter realizza un "tonbilder", un film con accomopagnamento musicale dal vivo. Del 1912 è il film francese Frà Diavolo della prima e unica regista che abbia mai realizzato un'opera sul personaggio, Alice Guy-Blachè, mentre tre anni dopo un film analogo è stato prodotto, sempre in Francia, dalla società Eclair.
In Italia, il primo film su Frà Diavolo sarebbe quello prodotto dalla Ambrosio film nel 1913, seguito l'anno successivo da una produzione della Savoia Film. Nel 1920, in Germania viene prodotto il film Banditen il cui regista è ignoto, mentre il Frà Diavolo inglese è del 1922 per la regia di Challis Sanderson. Scarse sono, anche, le informazioni su un altro Frà Diavolo di produzione italiana, de1 1923, con la regia di G. Patanè.
Qualche notizia in più si ha sul Frà Diavolo realizzato nel 1924 da Emilio Zeppieri, un ingegnere che aveva brevettato un apparecchio per sincronizzare la pellicola muta con il coro e l'orchestra che si esibivano in diretta. Dopo la prima della trasposizione cinematografica dell'opera di Auber e Scribe, al Teatro Verdi di Milano, un'altra società la Fonofilm chiese il sequestro dell'apparecchio fono-cinèmatografico ottenendo una sentenza favorevole della Corte d'Appello.

Il primo film realizzato a Roma.
Il cinema italiano è nato e si è sviluppato tra Torino e Milano e, successivamente, si è trasferito a Roma. Il primo film romano su Frà Diavolo è del 1925 e lo realizzarono, a quattro mani, due registi Mario Gargiulo e Roberto Leone Roberti .Il cast comprendeva : Gustavo Serena nella parte di Frà Diavolo, Tina Xeo, Lido Manetti, Alfredo Martinelli, Enrico Vidali, Carlo Benetti, Umberto Scalpellini, Marcella Sabbatini e Mimi’ Divia. Prodotto dalla E.F.A. e distribuitò dalla società Pittalunga, il film ebbe un buon successo. In una critica anonima, del 23 ottobre 1925, sul giornale "Il Tevere" di Roma, veniva esaltata "la capacità artistica dei nostri attori... e la genialità dei nostri soggettisti" di fronte alla "maggiore capacità tecnica... ad una più estesa disponibilità di mezzi... della produzione cinematografica straniera”.
Ne1 1931, viene realizzata una delle prime vere coproduzione. Si tratta del Frà Diavolo di Mario Bonnard, regista di grandi film storici e di azione, realizzato dalla Italia Film con una società francese, con versioni in francese e tedesco.Tra gli interpreti principali:il tenore Tito Pattiera, A. Bannard e Madeleine Breville.

La “scoperta” del cinema americano.
Dopo quello europeo, nel 1933, è il grande cinema statunitense a dedicare a Frà Diavolo, con il titolo “The devil’s brother” (Il fratello del diavolo),quello che sara’ il film più famoso che ha fatto conoscere il personaggio, sia pure in modo distorto, in tutto il mondo.Tratto liberamente dall’opera di Auber e Scribe, il film di Hal Roach (anche produttore insieme alla Metro-Goldwyn-Mayer) e Charles Roger ha avuto un enorme successo grazie a due grandi protagonisti del cinema comico Stan Laurel e Oliver Hardy.Il personaggio di Fra Diavolo e’ interpretato dal tenore Dennis King. Il film, ampiamente pubblicizzato, ha avuto numerose edizioni in quasi tutto il mondo ed ha momenti di comicità esemplari.

I grandi film italiani.
Nel 1941, Luigi Zampa, quello che diventerà uno dei grandi registi della commedia all’italiana, realizza, in bianco e nero, il suo primo lungometraggio , distribuito l’anno successivo. Ed è proprio il mitico bandito-eroe ad ispirare il regista di tanti film di successo:da “Il vigile” al “Medico della mutua”, da “Gente di rispetto” a “Il mostro”. Tratto da un lavoro teatrale di Luigi Bonelli e Giuseppe Romualdi, il film di Zampa venne girato negli stabilimenti Pisorno di Tirrenia, un altro dei luoghi storici del cinema italiano. Tra gli interpreti principali: Ettore Fieramonte,nella parte di Frà Diavolo, Elsa Di Giorgi, Laura Nucci e Cesare Bettarini.
Dopo un telefilm del 1947, firmato da E. Fulchignoni e E. Cancellieri, nel 1950 è un altro grande regista e scrittore ,Mario Soldati, a realizzare un film sul personaggio di Fra’ Diavolo. Girato con il titolo provvisorio di “Eroi e briganti” il film esce nelle sale con il meno impegnativo titolo di “Donne e briganti”. Il cast e’ di grande rilievo:Amedeo Nazzari nella parte di Frà Diavolo,Maria Mauban è Marietta, Jean Chevrier il generale Hugo, mentre Paolo Stoppa interpreta Peppino Luciani.
La stagione del Frà Diavolo cinematografico si conclude, almeno per le grandi produzioni , nel 1962 anno di uscita di ben due film.
Il primo è La leggenda di Fra Diavolo” di Leopoldo Savona, un regista di padre napoletano e madre di Fondi, nato a Lenola. Questa vicinanza ai luoghi storici del personaggio lo ha spinto, probabilmente, a dedicare a Michele Pezza la sua opera prima come lungometraggio ed a realizzare il film più vicino alla figura storica del personaggio.
L’altro film del 1962 è “I tromboni di Frà Diavolo” con la doppia regia di Giorgio Simonelli e Miguel Lluch, in quanto si tratta di una coproduzione italo-spagnola.Girato in Spagna nel Palazzo de’ Tavera a Toledo, ha nel cast Ugo Tognazzi e Raimondo Vianello.Un tentativo di ripetere il successo della coppia Stanlio ed Ollio del film americano del 1933.Si tratta anche del film che ha avuto il maggior numero di passaggi televisivi in Italia in quanto la Rai ne detiene i diritti.

Frà Diavolo alla radio ed alla tv.
Oltre ai passaggi televisivi di opere cinematografiche, il piccolo schermo non ha prodotto molto di originale su Frà Diavolo ad eccezione di alcune puntate del settimanale culturale Almanacco, dedicate anche al fenomeno del brigantaggio in generale; ad un documentario del DSE-Dipartimento Scuola ed Educazione del 1966; a servizi di informazione e brevi biografie per ricordare il personaggio. Unica eccezione quella del contenitore Uno Mattina della Rai che, nel 1962, ha dedicato al personaggio una “Intervista impossibile” di Osvaldo Bevilacqua girata ad Itri per la regia di Rosario Montesanti. Frà Diavolo è interpretato da un giovane Pino Ammendola.
Discorso diverso per la radio della Rai che nel 1962, all’epoca del grande successo degli sceneggiati radiofonici, realizzò una “Storia di Michele Pezza, detto Fra Diavolo”.La regia fu di Anton Giuliano Majano che diverrà ,successivamente, il maestro dei grandi sceneggiati televisivi dei primi decenni della televisione italiana. Il testo del radiodramma fu scritto, con grande sforzo di rispetto storico del personaggio, da Dario Puccini ed Erasmo Valente.
Radiotre ha trasmesso, in diverse occasioni, ed anche in diretta dal Teatro alla Scala di Milano, l’opera Frà Diavolo di Auber e Scribe .Le diverse edizioni dell’opera lirica Fra’ Diavolo sono state diffuse dalle principali radio pubbliche di tutto il mondo.
Servizi, interviste, speciali su Frà Diavolo sono andati in onda in diversi programmi di Radiouno, Radiodue e Rai International tra i quali:”Per voi giovani”, “Buon Pomeriggio”,”Taccuino Italiano","Un'ora con voi", "Inviato speciale" ed altri.
Augusto Milana
http://www.fradiavoloitri.org/cinetveradio.html 

LUIGI ZAMPA
Nato a Roma il 2 gennaio 1905, Luigi Zampa è uno dei tanti registi italiani dimenticati troppo presto, e sulla scia dei suoi ultimi film, che se non erano tra i suoi migliori, erano pur sempre di un certo livello professionale, come si dice comunemente erano pellicole realizzate con ‘sicuro mestiere’ e senza dimenticare né l’attualità né il grande pubblico. Basta ricordare che nella sua ricca filmografia spiccano titoli quali “Vivere in pace”, “L’onorevole Angelina”, il celeberrimo “Il vigile”, per non parlare della trilogia satirica degli “Anni” e “Processo alla città”.
Dopo l’esordio nei primi anni Quaranta, Zampa si impose nel dopoguerra con drammi dal sapore neorealista e commedie di ambiente popolare, cioè del filone ‘neorealismo rosa’. Sono di questo prolifico periodo “Vivere in pace” (1946), acclamato dalla critica americana che a New York gli assegnò il premio per il miglior film straniero; seguito dall’indimenticabile “L’onorevole Angelina” (1947) con una grande Anna Magnani che – reduce del successo di “Roma città aperta” – si cimenta ancora una volta in un ruolo drammatico e nel personaggio della popolana forte e coraggiosa, in lotta contro ingiustizie e sopraffazione.
Un personaggio sanguigno e appassionato che gli stava addosso a pennello, come il vestito della sora Giulia che lei acquistò direttamente da una delle comparse. Nannarella sinonimo di Roma, ma della Roma delle borgate e dei sacrifici quotidiani, non dei sacrifici inutili. Anna la donna che non si arrende, che lotta ogni giorno contro ingiustizie e miseria, che anziché tacere e ‘abbozzare’ urla e si dibatte con tutte le sue forze.
Infatti, una volta avuta l’idea del film, regista e sceneggiatori pensarono subito e solo a lei. Nessun’altra attrice di allora avrebbe potuto interpretare meglio “la sora Angelina” alle prese con una battaglia che tutte le altre donne credevano persa. E le donne della borgata (la Pietralata di allora) che l’attorniavano nel film diventarono subito modelli e compagne di lavoro dell’inimitabile Nannarella. Un torrente irrefrenabile di umanità, un fiume di romanità contro speculatori e politicanti che valse all’attrice il suo secondo Nastro d’Argento.
E Zampa - che proprio con film come “Processo alla città” affronterà dopo il legame tra camorra napoletana e politica -, in “L’onorevole Angelina” fa una satira della democrazia appena nata, attuata soprattutto da disonesti e inizia così una vera e propria battaglia a favore degli italiani poco ribelli ai soprusi e alla dittatura, ovvero quelli che subivano in silenzio.
Una satira feroce – e per ciò ancora attuale – dell’immediato dopoguerra che mostra una Roma popolare, non ancora invasa dal cemento, ma già preda della speculazione edilizia e degli intrallazzi politici. Piccoli grandi problemi delle borgate che una donna, una casalinga ‘senza voce né voto’, riuscirà a portare fino al governo.
La lotta quotidiana contro i profittatori fanno di questa donna una bandiera, prima di un quartiere, poi dell’intera popolazione. Rappresentante agguerrita della maggioranza silenziosa diventerà deputato di un nuovo partito, però cadrà nella trappola dei vecchi marpioni della politica che riusciranno a mandarla in galera. Quando uscirà, il popolo la vorrebbe ancora in prima linea, ma Angelina è ormai stanca, disgustata, e abbandona la carriera pubblica.
Ma sarà soprattutto la trilogia – in collaborazione con Vitaliano Brancati – sul fascismo in chiave satirica ad imporre definitivamente il regista: “Anni difficili” (1948), “Anni facili” (1953) e “L’arte di arrangiarsi” (1955), a cui si potrebbe aggiungere come appendice ideale “Anni ruggenti”, realizzato nel 1962. Con “Processo alla città” (1952), Zampa si dimostrò un autore abile ed attento alla realtà italiana, anticipando di dieci anni, il cosiddetto cinema di impegno civile e politico degli anni Sessanta-Settanta.
Sempre in bilico tra il dramma e la commedia – forse per questo ha portato spesso fuori strada la critica -, Zampa è stato un regista versatile la cui opera trova spazio nel cinema impegnato, ma anche nella “commedia all’italiana”, un genere alto che egli frequentò soprattutto fino agli anni Settanta: dal sopraccitato “Anni ruggenti”, con un grande Nino Manfredi, al “Medico della mutua” – che segnò la nascita di una serie -, ancora una volta con Alberto Sordi, dopo l’intramontabile successo del “Vigile”, non solo. Infatti, nei suoi film siano essi drammatici o commedie ha guidato i più grandi e famosi attori, anche stranieri come il Jean Gabin di “E’ più facile che un cammello” (1950) o il James Mason di “Gente di rispetto” (1975).
Nella sua filmografia figurano però anche delle corrette, anzi buone trasposizioni cinematografiche di romanzi, come “La Romana” (1954), da Alberto Moravia, con una Gina Lollobrigida all’apice della sua bellezza; oppure il soprannominato “Gente di rispetto” dal libro di Giuseppe Fava; e anche film di denuncia come “Bisturi, la mafia bianca” (1973).
Un bravissimo artigiano – come si usava definirlo allora – che si dimostrò un autore a tutti gli effetti, certo fra alti e bassi, che però contribuì non poco alla rinascita del cinema italiano negli anni del dopoguerra e fece la fortuna dell’industria cinematografica degli anni Sessanta, quando le sue opere  e quelle dei suoi illustri colleghi varcavano le frontiere per approdare persino in America.
Un direttore che offrì ai suoi attori la possibilità della grande interpretazione, sia essa drammatica o comica: dalla Magnani a Sordi, da Manfredi alla Lollo, da Totò (l’inimitabile episodio ‘La Patente’ da “Questa è la vita”) a Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi. Un regista che per quarant’anni ricreò la realtà italiana ora tragicamente, ora satiricamente, mettendo a fuoco vizi e virtù (spesso spietatamente) di una società in continuo cambiamento.
Parecchie sue pellicole sono rimaste imprese nella memoria di intere generazioni di spettatori, dal solito “Il vigile” a “L’arte di arrangiarsi”; da “Ladro lui, ladra lei” a “Una questione d’onore”.
Forse proprio sul finire degli anni Settanta, la sua opera comincia a perdere colpi, ma è soprattutto un periodo in cui l’età avanzata e la malattia lo portano a usare il suo mestiere per metterlo al servizio di produttori e attori. Sono di allora alcuni cosiddetti film minori come “Il mostro” (1977), con un poco credibile Johnny Dorelli drammatico; e la (quasi) ‘commediaccia’ italo-spagnola “Letti selvaggi” (1979), con le sex symbol Laura Antonelli e Sylvia Kristel, che chiude la sua carriera.
Ma in una così lunga carriera sono perdonabili i ‘bassi’ quando i titoli ‘alti’ sono oltre una decina, tra cui alcuni ‘altissimi’, cioè spesso sfiorano il capolavoro. Niente di meglio per rivalutare la sua opera è rivederla o (ri)scoprirla, e nel modo più completo possibile. Anche perché Zampa è stato uno dei pochi registi che era anche autore o co-autore delle proprie sceneggiature, e ha lavorato con i più grandi sceneggiatori del cinema italiano, da Cesare Zavattini a Rodolfo Sonego, da Suso Cecchi d’Amico a Sergio Amidei, da Leonardo Benvenuti a Piero De Bernardi, da Ruggero Maccari e Pasquale Festa Campanile, da Ennio Flaiano ad Ennio De Concini ed Ettore Scola.
Dopo lunghi anni costretto all’inattività dalla malattia, Luigi Zampa morì nell’estate del 1991, precisamente il 16 agosto, quasi dimenticato soprattutto dai produttori, ma non dal suo pubblico che continua ancora ad amare e rivedere i suoi film sul piccolo schermo.
José de Arcangelo
http://www.associazioneclaramaffei.org/claraCMS/articolo.jsp?id=1_0&sub=0&art=18

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