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martes, 18 de septiembre de 2012

Gatta ci cova - Gennaro Righelli (1937)


TITULO ORIGINAL Gatta ci cova
AÑO 1937
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS No
DURACION 73 min.
DIRECCION Gennaro Righelli
ARGUMENTO de la comedia "L'articolo 1083" de Antonino Russo Giusti
GUION Gennaro Righelli, Guglielmo Giannini
REPARTO Angelo Musco, Rosina Anselmi, Elli Parvo, Lindoro Colombo, Mario Mazza, Silvana Jachino, Eduardo Passarelli, Mario Colli, Corrado De Cenzo, Renato Chiantoni, Ornella Da Vasto, Eugenio Colombo, Angelo Bizzarri, Vasco Creti, Enrico Ribulsi, Mario Maresca, Luigi Zerbinati
FOTOGRAFIA Carlo Montuori
MONTAJE Fernando Tropea
MUSICA Cesare A. Bixio
PRODUCCION CAPITANI FILM-ICAR
GENERO Drama

SINOPSIS Un latifondista siciliano viene abbindolato dalla furba sorella e firma la cessione delle sue proprietà in favore di lei. Per rimediare al grosso errore, promette a una ragazza che è rimasta incinta di sposarla, così da lasciare erede del patrimonio il nascituro. (My Movies)


Trama
Un ricco proprietario terriero siciliano è preso di mira dalla sua abile e furba sorellastra che, abilmente consigliata da astuti legali, riesce a carpirgli la donazione di tutte le sue proprietà Quando il buon uomo si accorge del tranello in cui è caduto, cerca di rendere nullo l'atto che ha sottoscritto invocando l'art. 1083 del Codice Civile: adozione o legittimazione di un figlio. Nella sua fattoria vi è infatti una giovane donna incinta e disperata. Il padrone è deciso a sposarla e a riconoscerne il figlio. La lite è sospesa fino al giorno decisivo della nascita del bimbo. Purtroppo il bambino nasce morto e il povero proprietario, ormai sconfitto, abbandona immediatamente le sue terre. Ma qualcuno lo raggiunge per richiamarlo indietro, annunciandogli la vittoria. La ragazza ha dato alla luce un secondo bambino, un gemello vivo e vitale. Il bravo uomo la sposa, legittima il figlio e rientra nell'incontrastato possesso della sua proprietà.

Note
- IL FILM E' STATO GIRATO NEGLI STABILIMENTI CINES.
http://www.cinematografo.it/pls/cinematografo/consultazione.redirect?sch=2172
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Gennaro Righelli
Gennaro Righelli, nome anagrafico completo Salvatore Gennaro Righelli (Salerno, 12 dicembre 1886 – Roma, 6 gennaio 1949), è stato un regista, sceneggiatore e attore italiano, fra i più popolari del suo tempo e attivo sia all'epoca del muto che del sonoro.
Figlio dell'attore dialettale napoletano Angelo e della bolognese Maria Galassi, intraprese dal 1902 l'attività teatrale in una compagnia dialettale al seguito del padre. Sua figlia Lea è madre dei registi Luciano e Sergio Martino.
Si accostò al cinema nel 1911, quando esordì per la romana Cines nel film La fidanzata di Messina, a cui fecero seguito altre pellicole come Giovanna la pallida e Povera Dora!. Passato alla Vesuvio Films, dove fu attore-regista di un buon numero di film fino al 1913, gran parte dei quali girati assieme a Maria Mauro (all'epoca sua moglie), fu alla Tiber Film nel 1916 e nel 1920 alla Fert, dove fu autore prolifico tra ispirazione letteraria, (Il Viaggio; 1921) e melodramma di suggestiva ambientazione (Cainà, l'isola e il continente; 1922).
Agli inizi degli anni venti, a seguito della crisi che colpì il cinema italiano, Righelli si unì alla schiera di registi italiani, da Almirante a Bonnard, da Brignone a Palermi che decisero di trasferirsi in Germania. Giunto a Berlino, il regista venne scritturato dal produttore Jakob Karol, e assieme a Maria Jacobini, fondò la casa cinematografica Maria Jacobini-Film GmbH, dalla quale uscì il film dal titolo Bohème - Künstlerliebe. Nel 1925 Righelli sposò l'attrice, che prese parte a molti suoi film.
Nel periodo della sua permanenza in Germania, Righelli realizzò oltre una quindicina di film tra il 1923 e il 1929, che probabilmente furono le migliori opere della sua carriera, come ad esempio Le rouge et le noir e Il presidente di Costa Nueva (entrambi del 1928), film che si diffusero e riscossero successo in tutta Europa, e con i quali il regista campano ebbe il merito di valorizzare l'attore Ivan Mozžuchin[1]. Personalità poliedrica, diresse grandi film storici, drammi popolari, e garbate commedie sentimentali.
Tornato in Italia, Righelli, considerato un artigiano scrupoloso e attento ai gusti del pubblico, venne preferito da Stefano Pittaluga, responsabile del gruppo Cines-Pittaluga, al più dotato ma meno esperto Alessandro Blasetti, per la regia del primo film sonoro italiano, La canzone dell'amore, con protagonisti gli attori Dria Paola, Isa Pola ed Elio Steiner (1930), ispirato ad un'opera di Pirandello.
Nel corso degli anni trenta, Righelli diresse diverse commedie, alcune delle quali videro come protagonista l'attore siciliano Angelo Musco, in titoli come L'aria del continente (1936), Lo smemorato (1936), Gatta ci cova (1937) e Pensaci, Giacomino! (1937). Nell'immediato dopoguerra il regista diresse Anna Magnani in due film che ebbero un notevole successo di pubblico: Abbasso la miseria! (1945) e Abbasso la ricchezza! (1946), quest'ultimo interpretato dalla grande attrice romana a fianco di Vittorio de Sica.
http://it.wikipedia.org/wiki/Gennaro_Righelli

Angelo Musco
Nacque a Catania nel 1871. Quattordicesimo figlio di un bottegaio, fu costretto a lavorare in giovanissima età. Fece, male ed insofferente, il barbiere, il calzolaio e il muratore. Manifestava già le attitudini istrioniche cantando canzonette per le strade della città. A 12 anni compì la sua prima esperienza di attore in una compagnia napoletana, tutta di siciliani, che fallì poco dopo.
Nel 1899 entrò nella compagnia di Giovanni Grasso senior, attore tragico di straordinaria efficacia. Alla fine dello spettacolo egli parodiava la tragedia interpretata da Grasso e con due piroette e pochi lazzi asciugava le lacrime, secondo le antiche tradizioni delle Atellane e dei Mimi. Riuscì a conquistare il pubblico, che immancabilmente gli gridava dal loggione: Angilu! 'A musca. Era una canzoncina che eseguiva più che con la voce, con smorfie e gioco di gambe, sfruttando l'assonanza del titolo e del contenuto della stessa con il suo cognome. Nacque progressivamente, però, una rivalità professionale tra i due attori, anche se non intaccò i rapporti personali. Dopo i contrasti con Grasso, Musco abbandonò la compagnia e prese parte ad altre formazioni. Ottenne la sua vera affermazione nel 1902 quando, al Teatro Argentina di Roma, prese parte a Malia di Capuana e a I Mafiusi di Rizzotto. In quel periodo, Musco passò alla compagnia di Marinella Bragaglia. Nel 1914, finalmente capocomico, presentò a Napoli la Comica compagnia siciliana del Cav. Angelo Musco.
Facevano parte della compagnia le due sorelle Anselmi, una delle quali, Rosina, divenne la sua fedelissima compagna d'arte. Per circa un anno furono tempi bui e Musco ed i suoi attori dovettero arrangiarsi per sopravvivere. Nell'aprile del 1915 decisero di giocare l'ultima carta ai Filodrammatici di Milano, dando Paraninfu di Capuana. L'indomani, il noto critico Simoni, fornendo forse la più efficace descrizione di Musco, scriveva sul Corriere della Sera: Egli è un comico irresistibile... E' un comico tutto istinto, dagli occhi accesi, dalla faccia bruciata, bizzarro, indiavolato, colorito come una maschera del tempo fecondo. Due anni dopo, sull'Illustrazione italiana, ancora un lusinghiero ritratto dello stesso Simoni, che rileva la raggiunta notorietà dell'attore nella città di Milano. Fra il 1915 e il 1917 cominciò, infatti, la sua fortuna e divenne un attore popolarissimo, molto apprezzato dalla critica al punto che i maggiori scrittori siciliani, come Pirandello, Capuana e Martoglio, scrissero per lui. La commedia è la stoffa e l'attore è il sarto, che la taglia, la trasforma, la ricompone: questa era la teoria dell'interpretazione teatrale di Musco. Egli aveva un grande talento di osservatore dell'umanità, spontaneità e gioia di vivere, che riversava sul suo lavoro di attore, spingendosi a trasformare il testo dell'autore, intrecciando ad esso battute originali ed estemporanee.
Narrano gli annali che il primo film di Musco è la registrazione di San Giovanni decollato (1917-18). Seguono, dopo quattordici anni di pausa, dieci titoli, molti dei quali campioni d'incasso nei quattro anni che precedono la morte: Cinque a zero di Mario Bonnard; Paraninfo (1934), di Amleto Palermi, con Rosina Anselmi ed Enrica Fantis; L'eredità dello zio buon'anima (1934), di Palermi, con la Anselmi ed Elsa De Giorgi; Fiat voluntas dei (1935), pure di Palermi, con Nerio Bernardi e Maria Denis; L'aria del continente (1935), di Gennaro Righelli, con Leda Gloria; Re di denari (1936), di Enrico Guazzoni, con Leda Gloria, Mario Ferrari e Nerio Bernardi; Lo smemorato (1936), di Righelli, con Paola Borboni e Franco Coop; Pensaci, Giacomino! (1936), ancora di Righelli, con Dria Pola ed Elio Steiner; Il feroce Saladino (di Mario Bonnard, con Rosina Anselmi ed Alida Valli; Gatta ci cova (1937), di Righelli, con Rosina Anselmi, Elli Parvo e Silvana Jachino. Sono film che non spiccano, nel panorama certamente minore di un cinema dominato dai telefoni bianchi ed imbrigliato dalla censura di Luigi Freddi. Eppure, hanno contribuito a fissare, nella memoria di tutti noi, l'immagine vivissima del grande attore, dell'umorista colorito, del conoscitore profondo della Sicilia e della sua complessa spiritualità. Sono la testimonianza di un fenomeno che ha pochi riscontri nella storia del nostro teatro popolare: una vita d'attore che resta incisa a bulino nel ricordo e financo nella gestualità, nei tic verbali e gergali di intere generazioni. Per trovare un confronto al mito di Angelo Musco bisogna scomodare un'altra memorabile leggenda del nostro teatro fra le due guerre, quella di Ettore Petrolini. Ancora oggi, infatti, sussurriamo Gastone... con lo stesso allusivo e birichino con cui, davanti ad un burocrate impettito e spocchioso, facciamo il gesto di intingere la penna ripetendo l'irriverente "Cavaliere, abbagno?". Tra i suoi grandi successi teatrali, San Giovanni decollato e l'Aria del continente di Martoglio, La Patente, Pensaci Giacomino, Il berretto a sonagli, Liolà di Pirandello, Cavaliere Pedagna di Capuana.
Musco morì improvvisamente a Milano il 6 ottobre 1937 dopo una rappresentazione al Teatro Olimpia. Quando la sua salma venne restituita a Catania, il 14 ottobre, ad attenderla alla stazione vi era una sterminata folla, presenti tutte le autorità.

Lo scugnizzo a corte
La magnifica stagione milanese culmina nei successi, non meno trionfali, di Roma. Accadde un fatto assolutamente inaspettato: i Sovrani d'Italia chiamano Angelo Musco al Quirinale. E come ci dobbiamo vestire? si chiedono, sbalorditi, i comici della Compagnia.Musco con sano senso professionale, spiega ai suoi collaboratori che non si tratta di fare sfoggio di bel vestire, bensì di offrire un saggio della propria arte di attori. Viene scelta la commedia Rondinella di Francesca Agnetta. La compagnia si inchina ai Sovrani, poi inizia a recitare come in un normale teatro. Dei miei comici ero sicuro - annota Musco - una volta presi dall'azione scenica e investiti delle loro parti, non ebbero nemmeno un momento di distrazione e spiegarono il massimo impegno. Ma di me stesso, in verità, io non mi sentivo sicuro. L'episodio merita di essere raccolto, a distanza di tanti anni, perché testimonia la spiccata professionalità di Musco. "Abituato a recitare nei teatri pieni di pubblico ed a sentire le continue risate o i mormorii di approvazione e gli applausi, quell'ambiente regale e quel solenne silenzio mi mettevano attorno un senso di freddo che mi avviliva e mi sgomentava. I miei occhi si posavano spesso sul volto di S. M. il Re, impenetrabile. E mi chiedevo: Si diverte, o si annoia? E' soddisfatto dello spettacolo, o s'è pentito di avermi fatto venire?... A un tratto mi colpì qualche risata sommessa che proveniva da un gruppo di dame sedute più indietro: stavo per consolarmi un poco, ma ecco che Sua Maestà si volta a guardare le dame che ridono. Allora mi scoraggiai del tutto. Càspita, pensai, non ride e non vuole nemmeno che ridano gli altri... Ma è Re e si capisce che comanda lui..." Il dubbioso stato d'animo non dirada, sino alla fine della rappresentazione, quando il cerimoniere viene a chiamare l'attore per condurlo al cospetto di Vittorio Emanuele III.

Enciclopedia di Catania - Tringale Editore ; Archivio del CSSSS; Cronache parlamentari siciliane.
Il materiale completo si può trovare sulla rivista "JU, SICILIA" organo ufficiale del Centro Studi Storico-Sociali Siciliani.
http://www.csssstrinakria.org/musco.htm

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