ESPACIO DE HOMENAJE Y DIFUSION DEL CINE ITALIANO DE TODOS LOS TIEMPOS



Si alguién piensa o cree que algún material vulnera los derechos de autor y es el propietario o el gestor de esos derechos, póngase en contacto a través del correo electrónico y procederé a su retiro.




miércoles, 18 de enero de 2012

Il Primo Incarico - Giorgia Cecere (2010)


TÍTULO ORIGINAL Il primo incarico
AÑO 2010 
DURACIÓN 90 min. 
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS En inglés
DIRECTOR Giorgia Cecere
GUIÓN Giorgia Cecere, Pierpaolo Pirone, Yang Li Xiang
MÚSICA Donatello Pisanello
FOTOGRAFÍA Gianni Troilo
REPARTO Isabella Ragonese, Francesco Chiarello, Alberto Boll, Miriana Protopapa, Rita Schirinzi, Bianca Maria Stea Lindholm, Vigea Bechis Boll, Antonio Fumarola, Antonia Cecere
PRODUCTORA Bianca Film / Rai Cinema / Saietta Film
GÉNERO Drama. Romance | Años 50. Enseñanza. Vida rural
 
SINOPSIS Nena es una joven maestra, criada bajo las presiones de su madre y enamorada de una joven de clase alta. Cuando se le comunica que ha ganado una plaza en una pequeña escuela al sur de Salento (Apulia), se traslada allí expectante por el reto que está por asumir pero también triste por alejarse de su novio. (FILMAFFINITY)


Subtítulos (En inglés)
http://www.mediafire.com/?3ht52hcdzp96md8

Il Film
Nel 1953, una ragazza meridionale, Nena, deve lasciare famiglia e fidanzato e trasferirsi in un paesino della Puglia per assumere il suo primo incarico di maestra di scuola. Ad accoglierla, però, è una realtà ostile, quasi arcaica, popolata di persone con cui Nena non sembra condividere nulla. Determinata a portare a termine il mandato, la giovane insegnante si scontrerà con quei luoghi selvaggi dimostrando un carattere fuori dal comune e spingendosi a ripensare la propria vita in modo sorprendente. Il primo incarico segna l’esordio alla regia di Giorgia Cecere (già sceneggiatrice di Sangue vivo e Il miracolo) e si avvale dell’interpretazione di una straordinaria Isabella Ragonese, in un ritratto di donna di rara intensità.

Note di regia di Giorgia Cecere
Il lato meraviglioso dell’esistente

Da piccola amavo i film dei cowboy, che se ne andassero alla fine da soli verso chissà dove. La libertà l’ho imparata dai film. Guardandoli in televisione, nel piccolo tinello della nostra casa nell’ultimo paese del Capo di Leuca, scoprivo che il mondo era grandissimo, si poteva percorrere in lungo e in largo, si potevano fare cose incredibili, comportarsi in modi stravaganti, baciarsi all’improvviso tra sconosciuti, ballare sotto la pioggia. Ho voluto imparare a fare i film per raccontare il lato meraviglioso (e certo anche terribile) dell’esistente, il fatto che in qualunque momento può succedere qualunque cosa dentro e fuori di noi.   
Un western dei sentimenti
Con Xiang-Yang ci siamo detti spesso che questo film era un western dei sentimenti. L’ho scritto  con lui e con Pierpaolo Pirone, di cui conoscevo già la scrupolosa sensibilità narrativa e, in questo caso particolarmente utile, la sua passione per Truffaut, per un cinema allo stesso tempo leggero e profondo. Li Xiang-Yang invece è anche soprattutto un pittore. In realtà da quando lo conosco mi è stato compagno e maestro nell’arte cinematografica (prima di studiare al C.S.C. era all’Accademia del Cinema di Pechino), continuando però sempre a dipingere splendidi quadri. Dico questo per rendere più chiaro il modo in cui è nato il film: durante i nostri incontri di scrittura, mentre via via la storia si svolgeva davanti ai nostri occhi, noi parlavamo della luce, del tipo d’immagini, delle scenografie, dei costumi, delle sembianze di questo o quel personaggio. Poiché il mondo evocato dal film ha sempre avuto nella mia testa una vividezza particolare: è il mondo in cui sono vissuti mia madre e mio padre, alla cui storia mi sono ispirata.
La ricerca visiva
Il fatto che il film sia ambientato in luoghi e in un tempo lontani mi ha comunque offerto l’occasione per una ricerca di valore visivo che sentivo necessaria: volevo ricreare un mondo che fosse bello e curioso da guardare, vivo come fosse presente eppure diverso da quanto ci circonda nella vita quotidiana. Troppe cose restano nascoste dentro i nostri giorni, bisogni e desideri profondi che non riusciamo più a percepire se non come una vaga continua frustrazione.
Amore immaginario
Volevo raccontare l’avventura di questa giovane donna che con tanta fatica e meraviglia scopre ciò che davvero vuole nella vita rendendola il più possibile trasparente alla percezione dei sensi: tutte noi siamo state almeno una volta Nena, abbiamo costruito almeno una volta un amore immaginario di tale potenza da poter essere disperate all’idea di perderlo, a tutte noi la vita poi ha svelato la verità dolce/amara che quell’amore era niente.
http://teodoracinema.blogspot.com/



Non sono solo un estimatore de Il primo incarico, esordio alla regia di Giorgia Cecere, film già presentato a Venezia e che solo in questi giorni è uscito nelle sale. Provo verso di esso un senso di gratitudine che vorrei spiegare a me stesso. Racconta la storia vera, e per questo tanto più romanzesca, della madre dell'autrice, che nei primi anni ‘50 ottiene il primo incarico di maestra elementare in una zona rurale del Salento, e vive il suo apprendistato di lavoro e solitudine in un’ostile comunità di uomini. Se tecnicamente appartiene al genere narrativo del romanzo di formazione, o educazione sentimentale (omaggio alla determinazione e al coraggio morale delle donne del passato), si trasmuta in realtà nella storia di formazione dello sguardo e dello stile poetico dell’autrice, che porge il suo omaggio alla grande tradizione visiva del nostro cinema. Cinema, ovvero, come ama ripetere Bernardo Bertolucci, “aprire gli occhi”. La maestra protagonista della storia (“maestrina”, nel lessico maschilista di alcuni recensori), resa ancora più nitida dalla bravissima Isabella Ragonese, scopre l’antica verità che insegnando si impara, e che la posta di ogni insegnamento è diventare ciò che si è. La regista Giorgia Cecere, già sceneggiatrice di Amelio e di Winspeare, impara e ci insegna che la bellezza del film, così raro nell’attuale panorama italiano, è nel linguaggio che coniuga intensità ed evidenza fino a renderli sinonimi; uno stile che possiamo anche dire “femminile”, affiancato dalla delicatezza “orientale” del co-sceneggiatore, il suo ex compagno del Centro Sperimentale Yang Li Xiang, cineasta e pittore cinese. Il film è un’esperienza dei sensi, e la sua percezione quasi pittorica della realtà – la campagna, la natura, la luce, i corpi, i colori – è una lezione anche etica: non serve tanto denaro, dice Giorgia Cecere, “i colori sono la cosa che costa di meno”.
http://beppesebaste.blogspot.com/2011/05/il-primo-incarico-una-lezione-di-stile.html

No hay comentarios:

Publicar un comentario