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sábado, 17 de diciembre de 2011

Il seme dell'uomo - Marco Ferreri (1969)


TÍTULO Il seme dell'uomo
AÑO 1969 
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS Español e inglés (Separados)
DURACIÓN 113 min.
DIRECTOR Marco Ferreri
GUIÓN Sergio Bazzini (Historia: Marco Ferreri)
MÚSICA Teo Usuelli
FOTOGRAFÍA Mario Vulpiani
REPARTO Marco Margine, Anne Wiazemsky, Annie Girardot, Rada Rassimov, Milvia Deanna Frosini, Maria Teresa Piaggio
PRODUCTORA Polifilm
GÉNERO Drama. Fantástico. Romance | Futuro postapocalíptico

SINOPSIS Una joven pareja discute sobre si deben tener o no un hijo en unos días en los cuales una gran plaga azota la Tierra y hace que la población descienda más y más. A la vez, también deberán buscar un lugar seguro dónde poder refugiarse de las catástrofes que no para de sucederse por todo el planeta. (FILMAFFINITY)


Sul film
La catastrofe annunciata ed inevitabile è finalmente arrivata, le città sono in fiamme ed i cittadini periscono per le malattie. I due protagonisti si rifugiano in un'abitazione in riva al mare, ma anche lì l'ormai morente società continua a perpetuarsi attraverso le sue vestigia ed i suoi rappresentanti. Un paio di battute ricalcano degli slogan pubblicitari, in casa viene allestito un museo degli oggetti di consumo ed un possibile mezzo per salvarsi e fuggire si rivela essere non un dirigibile, ma un pallone aerostatico a forma di bottiglia, una pubblicità. Il consumismo è ormai parte degli uomini, causa e complemento del disastro, ma anche lo Stato e la Chiesa, rappresentati dagli uomini vestiti di nero non cessano d'imporre il loro potere sui sopravvissuti. L'uomo, dunque, dovrà procreare per garantire un futuro alla specie ed alla società, ma appartiene alla donna quella coscienza critica necessaria ad opporvisi, "non ne abbiamo diritto", ripete lei. Quale diritto abbiamo di dare un seguito ad un sistema socio-economico che porta il mondo alla catastrofe? Nessuno, possiamo lasciare soltanto i resti della natura che abbiamo distrutto e scomparire. Una risata sarà il nostro epitaffio.

Sulla trama
Riassume la poetica di Ferreri, dalla critica alla società dei consumi al cannibalismo, dal pessimismo al ruolo della donna. Un finale di deflagrante ironia. Ottimi i dialoghi ed i personaggi.

Sulla regia di Marco Ferreri
Lucido, caustico e profetico.

Sull'interpretazione di Marco Margine
Diligente ed efficace.

Sull'interpretazione di Anne Wiazemsky
Convincente e capace.

Sull'interpretazione di Annie Girardot
Incisiva ed abile.

Sulla colonna sonora
Una canzone dell'epoca all'entrata di un tunnel e sullo schermo nero connota quella parte del film.
Filmoski
http://www.film.tv.it/film/18976/il-seme-dell-uomo/opinioni/550446/



Il male di vivere intimo di Dillinger è Morto esplode all'esterno, si propaga per il mondo e costringe la coppia di sopravvissuti in un giardino dell'Eden dove, volenti o nolenti, replicano i peccati umani e biblici. Allucinato e simbolico, Ferreri indugia sui paesaggi deserti immolati in un bianco da apocalittica tabula rasa, sui simulacri della società consumistica (la Pepsi Cola gigante) e della civiltà moderna in rovina (Roma e il Papa morenti, "Va pensiero" che spira sulle città in fiamme); amplifica e deforma i rumori di fondo, apre con delle angoscianti fotostatiche di volti doloranti e chiude, beffardo se non stizzito, con un'esplosione che la dice lunga sul suo pessimismo. L’Adamo di turno è l'ottuso archivista del sapere umano, l'omologato esecutore dei dettami dello Stato (il cui rappresentante è coadiuvato da una sacerdotessa androgina), il folle pretendente all'onnipotenza che esulta per la carcassa della balena Moby Dick e per il seme dell'uomo che è germogliato, mentre studia, avido, le componenti della bomba atomica. Eva è invece restia a procreare, forse conscia che il seme dell'uomo è anche quello della distruzione: è la figura con cui Ferreri pare simpatizzare di più, salvo poi farle balenare negli occhi il seme della violenza più sadica, quando uccide il cinghiale e gode del "cannibalismo" del compagno, o rivelarne la frigidità, nel momento in cui scopre quest'ultimo ad amoreggiare con una statua di sabbia, in una sorta di culto pagano contro Dio. C'è una terza figura, la tentatrice che s'infila nel talamo per rubare lo sperma e il ruolo dell'eletta: "Caino e Abele" al femminile, le contendenti si fronteggeranno a bastonate. Compare anche Ferreri: essere morto adagiato su una sedia a sdraio, osservato dai suoi attori muti. Adamo diventa il suo alter-ego, perché il seme dell'uomo è anche la creazione artistica, ha le stesse pretese velleitarie e, a volte, non si accorge di vivere in un cimitero di pupazzi (scena memorabile).
Niccolò Rangoni Machiavelli
http://www.spietati.it/z_scheda_dett_film.asp?idFilm=2334

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Ferreri non e’ stato il peggior regista italiano di sempre, scettro che spetta a Bellocchio, quello a cui daranno il Leone d’oro alla carriera per capirci ma la sfida e’ dura e senza esclusioni di colpi.
Certo e’ che Bellocchio essendo ancora vivo, ha il privilegio di ammorbarci con altra sua spazzatura aumentando il distacco ma d’altro canto Ferreri ha uno storico piu’ profondo dal quale attingere quindi posso gia’ dare questa come classifica finale.
Per apprezzare le cose belle serve fare talvolta un tuffo nell’orrendo quindi non mi faccio mai mancare le perle di questi bei soggetti, se poi Ferreri si cimenta nella fantascienza, l’occasione e’ ghiottissima.
Futuro prossimo indefinito, una malattia sta decimando gli uomini sull’intero pianeta, un ragazzo e una ragazza trovano rifugio su una casa in riva al mare nella quale costruiranno un museo sull’Uomo.
Che tramona che ti tira fuori il nostro, eh? Per fortuna che ha anche il coraggio di citare "2001" di Kubrick e aggiungo io, solo un anno dopo Lucas esordira’ con "THX 1138" e per favore non me la si butti sui budget.
Ora, accade ch’io sia affascinato dalle storie post-olocausto, meglio ancora se si svolgono a cavallo del dramma, mi piace osservarne le evoluzioni, le soluzioni e in questo la pellicola ha le sue peculiarita’ interessanti nel descrivere la societa’ dei consumi che pervicacemente resiste allo sfacelo, nell’apparato militare sempre piu’ improvvisato che in qualche modo mantiene l’ordine, all’avvento di una nuova casta di burocrati religiosi, coerente all’idea di "mille e non piu’ mille".
Stranamente Ferreri non se ne approfitta troppo, ne’ dei militari visti un po’ scemi ma gentili, ne’ del nuovo clero che offre, non pretende anzi approva e sostiene il ricordo della civilta’ ormai perduta e di cio’ al regista va dato merito.
Anche nel finale v’e’ qualcosa di positivo con l’esplosione, simile a una bazookata centrata sui protagonisti, pacchianita’ involontaria ma che corrisponde al desiderio degli spettatori di veder conclusa l’assurda commedia. 
A parte questo, si squaglia un po’ tutto con la balena spiaggiata e l’arrivo della Girardot, altra non balena ma spiaggiata certamente lo e’ ed oltre un capezzolo, come suo solito non ha di meglio da offrire.
Come spesso accade nei film di Ferreri viene mangiata una donna, ricorrenza da bravo specialista, preoccupante per chiunque ma non per lui in quanto, che stupido a non pensarci prima, e’ tutto simbolico.
Lo so, lo so e’ sempre tutto simbolico, e’ tutto metafora, e’ tutta allegoria ma noi anime semplici arriviamo giusto giusto a Kubrick e non oltre, anch’egli peraltro con la strana idea che il cinema si faccia con le immagini e con le storie, non con i significati presunti, ci si perdoni quindi.
http://ultimavisione.wordpress.com/2011/08/11/il-seme-delluomo-marco-ferreri/

4 comentarios: